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Siracusa, i ceti subalterni protagonisti al Museo Bellomo: una mostra tra teatro, ceramiche e memoria popolare

L’esposizione mette al centro i ceti subalterni della Sicilia ottocentesca e del teatro antico, raccontati attraverso ceramiche, cartelloni pubblicitari, pupi, abiti di scena e presepi

Una sinergia tra istituzioni culturali per dare voce a chi, nella storia e nell’arte, è rimasto ai margini. È questo lo spirito della nuova mostra dal titolo “Humilores. I ceti subalterni nell’arte popolare siciliana e nel teatro antico” allestita al Museo Regionale di Palazzo Bellomo, nata dalla collaborazione con la Fondazione INDA e la Casa Museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, attualmente chiusa al pubblico per restauro.

L’esposizione mette al centro i ceti subalterni della Sicilia ottocentesca e del teatro antico, raccontati attraverso ceramiche, cartelloni pubblicitari, pupi, abiti di scena e presepi. Un percorso che intreccia arte, tradizione e memoria popolare, restituendo dignità alle figure del quotidiano: il contadino, la donna con il canestro, il servo, la nutrice.

Abbiamo voluto dare la possibilità al pubblico di fruire anche di opere normalmente custodite nei depositi – spiegano i curatori – e al tempo stesso abbiamo colto l’occasione per valorizzare alcuni pezzi provenienti dalla Casa Museo Antonino Uccello”.

In mostra, infatti, spiccano tre cartelloni dipinti a tempera su carta dedicati all’Opera dei Pupi, oltre a un raro pannello ispirato a una novella di Giovanni Verga, “I compari Turiddu e Alfio”. Accanto a questi, un suggestivo nucleo di ceramiche del Settecento e dell’Ottocento, per lo più inedite, provenienti dai depositi del museo siracusano, insieme a figure presepiali che raffigurano gli umili protagonisti della vita rurale.

La Fondazione INDA ha contribuito aprendo al pubblico il proprio archivio di sartoria, esponendo costumi di scena dedicati ai personaggi minori del teatro classico, come nutrici e servi della tragedia greca e della commedia latina.

“È una nuova occasione per far conoscere i tesori sartoriali dell’INDA – ha dichiarato la direttrice del laboratorio, Marcella Salvo – e per condividere con la città una parte importante del nostro patrimonio”.

L’iniziativa, sottolineano i promotori, non celebra eroi o protagonisti, ma restituisce centralità agli umili, a coloro che, pur restando sullo sfondo della storia e del palcoscenico, hanno contribuito a costruire l’identità collettiva della Sicilia.


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