Quello di oggi è probabilmente uno dei lunedì più difficili — almeno sul piano calcistico — per Alessandro Ricci, presidente del Siracusa Calcio. La sconfitta al De Simone contro il Sorrento ha lasciato strascichi pesanti: il numero uno azzurro ha abbandonato anzitempo il suo posto in tribuna, mentre sugli spalti montava la delusione dei tifosi.
Una gara iniziata in un clima teso — con la Curva Anna silenziosa per i primi 30 minuti in segno di protesta — e terminata con cori contro squadra e presidente, oltre a un confronto acceso tra una rappresentanza di ultras e alcuni giocatori. In questo momento complicato, a tendere la mano a Ricci è arrivato Valerio Antonini, presidente del Trapani Calcio, che sui propri canali social ha espresso vicinanza e stima verso l’amico e collega.
“Non conosco bene la situazione ma mi sento di essere molto vicino ad Alessandro (Ricci, ndr). Ci ha messo tanto per portare il Siracusa in Serie C, e non è mica facile. La squadra ha raccolto meno di quanto meritava, come a Salerno. Invito tutti a stringersi intorno ad Alessandro per cercare di aiutare la squadra.”
Antonini, nel prosieguo del post, ha poi rincarato la dose in difesa del club aretuseo, criticando al contempo il sistema della terza serie: “Non ha fatto bene, ha fatto benissimo – ha proseguito facendo sempre riferimento al lavoro del presidente Ricci -. A gennaio può sempre integrare. Ragazzi, la Serie C è un salasso, un campionato sanguinario. Se non si fanno le riforme che chiedo da un anno, presto molte squadre spariranno. I costi sono insostenibili.”
Un gesto di vicinanza che non sorprende, vista la stima reciproca tra i due presidenti. Già due anni fa, in Serie D, Ricci si era congratulato con Antonini per la promozione del Trapani, e il numero uno granata aveva ricambiato lo scorso anno, lodando il ritorno del Siracusa tra i professionisti.
Nel suo messaggio, Antonini ha poi chiuso con un auspicio che sa di appello: “La Sicilia ha bisogno di avere più squadre possibile tra i professionisti.” Un pensiero che a Siracusa oggi suona come un monito: per risalire serve compattezza, dentro e fuori dal campo.
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