Il Comune stava per riassegnare edicole funerarie non ancora decadute e se n’è accorto a un anno e mezzo dalla predisposizione del bando. Un anno dopo l’asta pubblica e l’aggiudicazione definitiva dei lotti. Insomma, non c’è pace per i morti, ma neanche per gli eredi. E, bisognerebbe aggiungere, neanche per il Comune che poco più di un anno fa balzava agli “onori” della cronaca dopo l’arresto del direttore del cimitero, accusato di aver venduto finte concessioni per l’uso delle cappelle.
Il dirigente, Giuseppe Calabretta, ha annullato le procedure di decadenza della concessione delle edicole funerarie e l’asta pubblica di riassegnazione di quelle dismesse, che si era tenuta oltre un anno fa. Il bando per 17 lotti era stato predisposto il 30 dicembre del 2022 e già a gennaio dello scorso anno si era provveduto a ripubblicarlo dopo averne eliminati due per supplemento di istruttoria e per errore di valutazione.
A seguito dell’aggiudicazione provvisoria, uno dei titolari della concessione chiedeva e otteneva il provvedimento di revoca in quanto illegittimo. Ma qualcosa evidentemente non convinceva il dirigente Marcello Di Martino che, nonostante non fosse più responsabile del settore, a febbraio 2023 invitava il collega Salvatore Correnti a svolgere ulteriori verifiche sulle procedure di decadenza.
Invito evidentemente non colto, considerato che in seguito l’amministrazione provvedeva ad aggiudicare definitivamente i restanti, forte delle raccomandate inviate senza ottenere riscontro. Dopo quasi un anno di silenzio, il 29 gennaio l’ufficio (dirigente Calabretta) richiede una parere legale all’avvocatura, che risponde dopo un mese individuando due vizi di forma nel procedimento preliminare che porta gli atti preparatori: violazione e falsa applicazione dell’articolo 50 del regolamento di polizia mortuaria (la decadenza avviene quando la sepoltura privata risulti in stato di abbandono per incuria o per morte degli aventi diritto, o quando non si siano osservati gli obblighi relativi alla manutenzione della sepoltura e quando vi sia inadempienza) e per vizi di notifica dei provvedimenti ai concessionari.
E infatti le edicole interessate alla riassegnazione non risultavano in uno stato di abbandono tale da poterne dichiarare la decadenza. Per di più non erano nemmeno trascorsi i termini della scadenza della concessione fissata in 99 anni per i manufatti e le aree destinate alle sepolture per famiglie e collettività. Risultato: non sono stati assolti gli obblighi di comunicazione, i provvedimenti di decadenza sono illegittimi e l’asta pubblica annullata perché i lotti non sono nella disponibilità dell’ente. Gli aggiudicatari verranno rimborsati, ma in tutto questo iter troppe cose sono andate storte.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni