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Siracusa, educazione fisica a pagamento al comprensivo Wojtyla

De Simone: "I diritti allo studio e alle pari opportunità vanno difesi dai tentativi di mercificazione, soprattutto quando a farne le spese sono proprio i bambini. Questi costi  gravano direttamente sulle famiglie"

Indignazione e disapprovazione manifestata da alcuni genitori, nelle recenti settimane, sulle condizioni di accesso al progetto “Confrontiamoci insieme nello Sport” (l’ora di educazione fisica), in programma all’istituto comprensivo Karol Wojtyla, per il quale l’istituto richiede il pagamento di 5 euro a carico dei genitori degli alunni, in quanto attività gestita da docenti esterni. A renderlo noto è il presidente della Consulta civica di Siracusa Damiano De Simone che, nei giorni scorsi, in rappresentanza di un gruppo di mamme, ha incontrato la dirigente dell’istituto, Giuseppina Garofalo, rappresentandole le ragioni del disagio dei genitori e chiedendo chiarimenti e soluzioni che non violassero i diritti allo studio e pari opportunità, evitando il manifestarsi di fenomeni discriminatori.

“Durante il confronto – spiega Damiano De Simone – assieme alla dirigente, si era stabilito di coinvolgere economicamente, in prima istanza, l’amministrazione comunale in quanto ente responsabile della scuola primaria, prima di ipotizzare, in ultima spiaggia, di richiedere la quota mensile alle famiglie. Inoltre, qualora si fosse verificato il mancato intervento da parte dell’Ente comunale competente, il progetto di educazione fisica sarebbe stato garantito a tutti gli alunni dell’Istituto, indipendentemente dal contributo mensile corrisposto delle famiglie, purché tutti autorizzati dai propri genitori proprio per evitare il verificarsi di fenomeni di discriminazione all’interno dell’Istituto. Accordi disattesi, come testimoniato da alcuni genitori, senza alcuna comunicazione ricevuta da parte della dirigente, come, invece, si era stabilito. Progetto avviato con la quota economica mensile a carico delle famiglie, e l’aggravante di escludere intere classi che al loro interno presentano alunni non autorizzati dai genitori “resistenti”, tutto sotto gli occhi dei bambini. È davvero inaccettabile come un istituto comprensivo, quale scuola dell’obbligo, faccia praticare, sotto pagamento, un’attività educativa durante le ore curriculari, perlopiù a carico delle famiglie, senza prima tentare di chiedere una copertura economica all’Ente comunale competente e responsabile. I diritti allo studio e alle pari opportunità vanno difesi dai tentativi di mercificazione, soprattutto quando a farne le spese sono proprio i bambini”.

Un progetto non presente nel Ptof in cui si cita solamente il progetto motorio: “Scuola Attiva Kids”, finanziato dal Ministero.

“Nei giorni successivi – dichiara la madre di un’alunna, Daniela Nigro -, dopo aver discusso sulle conseguenze di questo comportamento irresponsabile, assieme ad altri genitori siamo giunti alla decisione di aderire ugualmente al progetto di educazione fisica complementare, nel tentativo di arrestare il manifestarsi di tali trattamenti discriminatori in atto, che a lungo andare avrebbero provocato traumi ai nostri figli”.


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