A distanza di un anno e mezzo dal via dell’inchiesta sull’inquinamento industriale, la Procura della Repubblica di Siracusa è arrivata a un primo punto importante. Il pool di magistrati incaricati dal Procuratore capo Francesco Paolo Giordano aspetta a questo punto solo la decisione del Gip, Michele Consiglio, per procedere con gli interventi chiesti dai Pm Margherita Brianese, Davide Lucignani e Marco Di Mauro nei confronti delle aziende del polo petrolchimico finite sotto la lente d’ingrandimento del Palazzo di Giustizia.
Un lavoro certosino, frutto anche delle ispezioni in raffineria dei consulenti esterni nominati dalla Procura (Mauro Sanna, chimico di Arpa Lazio, che si occupò anche dell’Ilva di Taranto e dell’avvelenamento della falda acquifera a Cremona e Nazzareno Santilli, ingegnere chimico e funzionario dell’Ispra che si è occupato del progetto del gasdotto Tap in Puglia) che hanno avuto l’ incarico di accertare il livello delle emissioni visitando i principali impianti della zona industriale legati direttamente e indirettamente all’attività del petrolchimico.
Il procuratore Giordano al suo insediamento ha trovato un ufficio non in grado di fronteggiare un gigante come il petrolchimico nonostante le numerose segnalazioni di cattiva qualità dell’aria, ma è riuscito a dotarsi di un ispettore Arpa organico con il Nictas, istituendo un protocollo di intesa con il dipartimento di Chimica dell’Università di Catania e inviando deleghe anche ai Carabinieri del Noe, che però hanno consigliato di rivolgersi ai consulenti. I magistrati siracusani vogliono anche verificare le autorizzazioni rilasciate ai colossi del petrolchimico, ma non è quello delle emissioni l’unico aspetto trattato dal palazzaccio di viale Santa Panagia, altri tre consulenti sono stati nominati per verificare i dati dal punto di vista epidemiologico e gli esperti Paolo Crosignani (epidemiologo, responsabile dell’unità operativa Registro Tumori ed Epidemiologia Ambientale all’istituto nazionale dei Tumori a Milano), Fabrizio Bianchi (epidemiolgo del Cnr) e il ricercatore Sebastiano Bianca stanno proseguendo lo studio che cerca di svelare se l’inquinamento industriale ha causato danni alla salute dei residenti, tra cui alcune patologie tumorali.
Secondo lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento, è stato riscontrato un aumento di tumori in 18 aree italiane, tra cui quella di Priolo, in cui sono stati riscontrati un eccesso di tumori del fegato, del pancreas e il mesotelioma sia negli uomini sia nelle donne. In particolare poi si annota un eccesso di tumori del polmone, della vescica e del sistema nervoso centrale tra i soli uomini mentre nelle donne colpisce il colon retto, la mammella e l’utero.
Nel Siracusano è emerso infatti un incremento della mortalità generale e di malattia nel territorio rispetto alle popolazioni di riferimento (regionale e locale). Si tratta di due strade, dunque, la prima delle quali – l’inquinamento – è giunta nella fase finale e attende il via libera del Gip, più lenta l’altra indagine che deve elaborare una massiccia mole di dati ma che sembra essere solo l’inizio di una partita sopita per troppo tempo.
(Ha collaborato Francesco Midolo)
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni