“Siamo intervenuti sul tema giusto un anno fa (20/9/2008) e siamo stati confermati dai fatti.
Prima di tutto chiariamo che queste cd. Agenzie, in realtà altro non sono che società di capitali interamente sottoscritti e versati dall’unico socio, il Comune, conosciute anche come Società in house e costituiscono nulla più che uno schermo giuridico che il Comune si è illuso di utilizzare per gestire servizi pubblici e assunzioni senza le restrizioni gravanti per gli enti pubblici. Questo principio significa che la società in house è fortemente assoggettata al Comune non solo nelle scelte imprenditoriali (il cd. “controllo analogo”), ma anche nella governance, che deve avere pochissima autonomia.
Tali società erano costituite da una holding (capogruppo?), e avrebbero dovuto operare nel campo dell’informatizzazione degli uffici, della pubblicità ed affissioni, della manutenzione del patrimonio comunale, dei parcheggi direttamente fornendo, nei settori di attività, i beni e servizi che altrimenti il Comune avrebbe dovuto (e avrebbe fatto meglio!) procurarsi con contratti di appalto. Si dice in breve che, con le società “in house providing”, il Comune autoproduce beni e servizi in proprio, in deroga alle regole sulla concorrenza ed alle norme di affidamento (gara) di cui all’art. 113 del T.U.E.L. n. 267/2000 sul mercato.
Intanto diciamo subito tutte le verità non dette dal Sindaco ai lavoratori precari ed ai cittadini:
1) Non è vero che le Agenzie devono essere “liquidate” solo ora a causa dell’art. 19 del Decreto Tremonti (D.L. n. 78/2009 cd. “pacchetto anticrisi”) che ha vietato le assunzioni per chiamata diretta, e ciò perché la chiamata diretta era impossibile anche prima ai sensi dell’art. 18 del D.L. 25 giugno 2008 n. 112 (“le societa’ che gestiscono servizi pubblici locali a totale partecipazione pubblica adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalita’ per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell’articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165” – cioè il concorso). Principio confermato anche dal successivo art. 23 bis comma10/a.
Per la precisione fin dal 21 ottobre 2008 le Agenzie comunali avrebbero dovuto sottostare alle regole del concorso per le assunzioni dei precari e di ogni altro dipendente. Anzi il Comune avrebbe dovuto preventivamente varare un regolamento o un provvedimento-quadro per stabilire i criteri di trasparenza, imparzialità, trasparenza e meritocrazia, propedeutici alle assunzioni ed ai conferimenti degli incarichi dirigenziali e manageriali.
Il Decreto Tremonti ha semplicemente ora aggiunto a quell’art. 18, in vigore da un anno, la previsione che i “divieti o limitazioni alle assunzioni di personale si applicano, in relazione al regime previsto per l’amministrazione controllante, anche alle società a partecipazione pubblica totale”, cioè ha ribadito il principio del concorso nelle assunzioni, nonché l’obbligo per gli Enti Locali di osservare il Patto di stabilità anche per le proprie società controllate.
2) Senza poter in questa sede affrontare tutte le problematiche e i vizi (ad es. carenza di un vero piano industriale e finanziario) da cui sono affette tali Agenzie e la delibera consiliare che le istituì, occorre tuttavia ricordare, che, sempre per effetto dello stesso art. 23 bis D.L. 25 giugno 2008 n. 112 prima citato, il Comune avrebbe dovuto predisporre ed inviare all’Autorita’ garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) una completa relazione dimostrativa che il ricorso alle società in house era stato reso necessario dalle peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, che non permettevano un efficace e utile ricorso al mercato (cioè gare d’appalto).
Su tale relazione l’Autorita’ Antitrust avrebbe dato un parere sull’opportunità e legittimità delle Agenzie. Ovviamente nulla di tutto questo è accaduto perché il Comune mai avrebbe potuto dimostrare all’Autorita’ Antitrust che non c’erano imprenditori privati nei settori di azione delle Agenzie…!
Insomma il Comune sapeva già da un pezzo (almeno un anno) che aveva varato degli strumenti costosi ma inservibili per gestire servizi strumentali e utili ai cittadini e soprattutto economicamente produttivi.
La verità sola è che, col pretesto di (illudere) stabilizzare i precari siracusani, ben consapevole e connivente il Sindacato e buona parte dell’opposizione, questa maggioranza intendeva saziare il sottogoverno e così “stabilizzare” nel board di queste “quattro sorelle” precisi personaggi politici che certamente poco hanno a che fare con un serio e rigoroso profilo di manager e molto invece, con le solite lottizzazioni politico-parassitarie a spese della collettività.
La cosa più dignitosa che tali personaggi possono fare per sé e per la città è quella di non permettersi di richiedere le loro immeritate competenze economiche, diversamente non potrà che scattare a carico dei competenti, una doverosa denuncia alla Corte dei Conti, mentre per quanto riguarda il Sindaco e la sua amministrazione, è già scaduto il tempo della verità, resta solo quello della vergogna.”
Avv. Salvatore Salerno
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