Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cesco Capodieci fanno tremare le forze dell’Ordine. L’indagine che ha portato all’arresto di 3 poliziotti e all’iscrizione di un carabiniere nel registro degli indagati (sono 10 in tutto gli indagati) ha preso piede grazie al collaboratore di giustizia che ha ammesso la presenza di un accordo elargito dai clan per avere in cambio “soffiate” su possibili operazioni, la possibilità di proseguire l’attività illecita e addirittura la reimmissione della droga sul mercato. Rosario Salemi, il sovrintendente della Polizia di Stato in servizio all’Antidroga prima e alla Criminalità diffusa poi (dal 2019 in quiescenza), aveva 3 soprannomi: “Occhi di ghiaccio”, Christian e “Savastano”.
Il collega Pippo Iacono, invece, dopo l’Antidroga è stato alla Catturandi. Sono loro i riferimenti di Francesco “Cesco” Capodieci, Riccardo Di Falco e Giancarlo De Benedictis, capi e promotori al Bronx. Capodieci, peraltro, è bene ricordare che inizialmente sfuggì all’operazione (Bronx) condotta dai militari dell’Arma per poi essere arrestato giorni dopo a Canicattini, all’interno di un casolare dove si era rifugiato. Forse perché “imbeccato” – come riferito da Capodieci – da un brigadiere dei Carabinieri che al momento risulta indagato. Ma è proprio l’operazione Bronx e soprattutto il suo seguito processuale a rompere la pacifica collaborazione tra clan e poliziotti.
Salemi e Iacono, infatti, in cambio di 100 mila euro (2 mila ogni 40 giorni dal 2015 al 2017) fornivano, tra le altre cose, notizie sull’esistenza di indagini di Procura e Dda a carico di Capodieci, Di Falco e De Benedictis, i contenuti delle dichiarazioni rese dai collaboratori Giovanni Piazzese e Luigi Cavarra, i nomi degli uomini da quali non acquistare droga per non essere sotto i riflettori della polizia giudiziaria, arresti e operazioni della Polizia di Stato contro il gruppo Bronx e perfino i posti in cui erano nascosti dispositivi di intercettazione.
La vice ispettrice Claudia Catania, invece, si occupava di sostituire la droga sequestrata partecipando poi alla divisione dei profitti derivati dalla nuova cessione della sostanza stupefacente (di cui si occupava Massimiliano Mandragona, anch’egli indagato e oggi collaboratore di giustizia, puntualmente rifornito per anni ed edotto da notizie coperte da segreto) e provvedendo alla redazione di verbali quindi falsati. Coinvolto anche il brigadiere dei Carabinieri, al momento non sospeso e in attesa di interrogatorio per chiarire la propria posizione, che avrebbe rivelato dettagli sull’imminente operazione Bronx per “sdebitarsi” delle confidenze di Cesco Capodieci.
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