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Siracusa, le Rappresentazioni classiche patrimonio immateriale dell’Umanità: Peter Stein tutor del progetto

Dalla Sala Verde di Palazzo Vermexio a Siracusa è stato lanciato questo impegnativo progetto che sarà portato all’attenzione della Commissione Nazionale Patrimonio Unesco

Proporre all’Unesco il riconoscimento di “Patrimonio immateriale dell’Umanità” per le Rappresentazioni classiche, nella loro nuova accezione di “Feste classiche di Siracusa”: l’idea di Fabio Granata, assessore alla Cultura, è stata immediatamente condivisa dal Soprintendente dell’Inda, Antonio Calbi e avrà come Padre nobile e tutor il regista tedesco Peter Stein, una delle più alte espressioni del Teatro contemporaneo.

Dalla Sala Verde di Palazzo Vermexio a Siracusa è stato lanciato questo impegnativo progetto che sarà portato all’attenzione della Commissione Nazionale Patrimonio Unesco. “110 anni di Rappresentazioni classiche nel contesto del Teatro Greco in pietra più antico.Un patrimonio culturale immateriale – ha detto l’assessore alla Cultura Fabio Granata – che proporremo come Patrimonio immateriale dell’Umanità, una esperienza culturale che è unica nel suo genere. Le Feste Classiche si tramandano da generazioni, quasi 110 anni, nel più antico Teatro in pietra dell’occidente. Una tradizione viva, non solo un monumento, rappresenta Patrimonio culturale, cosi come le espressioni orali, incluso il linguaggio, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali, i riti e le feste. Questo patrimonio immateriale è fondamentale per il mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere. La sua importanza– aggiunge Granata- non risiede solo nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenze e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra”.

L’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto come Patrimonio Immateriale 630 elementi in 140 Paesi del mondo. “L’Unesco chiede che l’espressione di Patrimonio immateriale debba possedere specifiche caratteristiche tra le quali l’essere trasmesso da generazione in generazione – conclude Granata -; l’essere costantemente ricreato dalle comunità in stretta correlazione con l’ambiente circostante e con la sua storia; in modo da permettere alle comunità di elaborare dinamicamente il senso di appartenenza sociale e culturale: tutte caratteristiche che le “Feste Classiche” volute da Tommaso Gargallo, hanno dimostrano di possedere.”

Fabio Granata ha ringraziato il Maestro Peter Stein, Padre nobile del Progetto, per la disponibilità e per la sua piena condivisione che “darà ulteriore autorevolezza alla proposta che ovviamente vedrà l’Inda come protagonista insieme alla Città di Siracusa.

E il Soprintendente dell’Inda, Antonio Calbi, rilancia “Il riconoscimento Unesco delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco come patrimonio immateriale dell’Umanità rappresenterebbe il completamento naturale del riconoscimento già ottenuto da Siracusa e dal Parco Archeologico come Patrizio materiale dell’Umanità: l’invenzione architettonica e il contenuto per il quale è stata creata. Porterebbe nuova e mondiale attenzione sul Teatro Greco come monumento archeologico da tutelare e trasmettere alle generazioni future non solo come originale dispositivo culturale e sociale ma anche sul teatro come arte sociale per eccellenza, arte della condivisione e della partecipazione, arte dunque per antonomasia della Polis. E se fosse concesso, rappresenterebbe un fatto eccezionale, perché sarebbe esteso al teatro in sé, al teatro antico, al corpus delle tragedie e delle commedie che ci sono pervenute. Vorrebbe dire che è il teatro occidentale tutto – che origina dal teatro greco antico – a diventare patrimonio immateriale dell’umanità.

Inoltre, è un riconoscimento dai molteplici livelli e risvolti: marcherebbe la differenza dell’esperienza estetica e sociale del teatro dalle altre arti, il suo essere arte totale che le accoglie tutte le altri, arte dell’ascolto e della visione, che s’invera nell’energia che circola fra palcoscenico e cavea, fra attori officianti un rito millenario e i cittadini spettatori che affollano la cavea scolpita nel fianco di una collina.

Rimarcherebbe l’alterità e la bellezza di un’arte che è dialettica, scoperta, emozione, conoscenza, dove ci si emoziona con la mente e si pensa con il cuore; rileverebbe la purezza della sua forma originaria, ancora più necessaria e efficace oggi, nel nostro mondo fatto di frastuono, saturazione, consumo superficiale, eccessi. Ecco perché ritengo che questa richiesta all’Unesco, felice intuizione dell’assessore alla cultura Fabrio Granata, questa candidatura sia preziosa e vada perseguita con convinzione e determinazione”.


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