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Siracusa, Lukoil. Al tavolo ministeriale assente il sistema bancario. Cgil e Cisl: “ora si inasprisce l’azione di protesta”

"Nelle prossime ore, unitariamente alle articolazioni sociali ed economiche della nostra comunità, decideremo ulteriori azioni di protesta più eclatanti ed incisive"

“Nelle stesse ore in cui la Città di Siracusa si colorava di bandiere, striscioni e vessilli istituzionali in difesa dello sviluppo economico ed industriale del nostro territorio, nessuna garanzia concreta per la continuità produttiva e occupazionale della Lukoil proveniva dal contemporaneo incontro fissato al ministero. Il Tavolo ministeriale rinvia la decisione ad un ulteriore tavolo con l’Europa e ad un altro passaggio con Sace. E intanto lo spettro di una chiusura della Lukoil si avvicina sempre di più e con esso si complica sempre più il destino occupazionale di migliaia di lavoratori. Il conto alla rovescia è già partito per la Lukoil e per tutto il nostro apparato industriale. Al tavolo ministeriale, nonostante sollecitati, non vengono affrontati i temi cruciali del sequestro dell’impianto di depurazione (Ias) e della prospettiva futura dell’intero nostro Polo industriale. Assolutamente marginale e quasi silenziosa la posizione del Presidente della Regione Sicilia, presente ai lavori. L’assenza al tavolo del sistema bancario Italiano, nonostante fosse invitato a partecipare ai lavori, oltre ad essere uno sgarbo istituzionale, non lascia presagire nulla di positivo”. A parlare sono i segretari generali di Cgil e Cisl, Roberto Alosi e Vera Carasi, il giorno dopo la manifestazione di protesta.

“Lo abbiamo detto dal palco a gran voce: mai più come prima – concludono -. Noi non staremo a guardare, né faremo da stampella a nessuno. La grande manifestazione di ieri e lo sciopero generale di tutti i lavoratori dell’area industriale segna solo il primo il passo della protesta e della nostra rivendicazione. Nelle prossime ore, unitariamente alle articolazioni sociali ed economiche della nostra comunità, decideremo ulteriori azioni di protesta più eclatanti ed incisive. Lo abbiamo promesso alla città, lo dobbiamo ai 10.000 lavoratori a rischio, lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli.”


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