“In classe parlavamo spesso, sei arrivato a dire: “prof, poi mi sposa lei”. Non avrei mai pensato di celebrare il suo funerale. Sono tante le domande che dal primo novembre ci siamo posti, senza avere risposta. E questo perché la morte a 18 anni è ingiusta”. Sono le parole di padre Massimo Di Natale, docente di religione di Gabriele Scavone all’istituto Rizza e parroco alla chiesa di San Tommaso Apostolo al Pantheon. Qui, stamattina si sono celebrati i funerali di Gabriele, il 18enne morto nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre in contrada Milocca, zona Arenella, mentre rientrava da una festa con amici.
Gabriele si stava preparando al diploma e sognava di fare il grafico, padre Massimo lo conosceva molto bene ed è stato difficile, più difficile officiare la celebrazione: “con gli occhi pieni di lacrime ti affidiamo Gabriele, giunto in breve al termine della vita terrena. Quanto è difficile adesso poter dire due parole di riflessione – ha detto con le lacrime agli occhi – Sappiamo che le nostre parole e anche la vicinanza non bastano a scaldare il cuore dei genitori, dei fratelli e dei parenti. Ma non possiamo oggi non ascoltare una parola diversa da quella che in questi giorni abbiamo condiviso, altrimenti verremmo risucchiati nel vortice del dolore. Chiediamo al Signore che il nostro dolore sia alleviato e condiviso. Signore, perché quella notte non c’eri? Anche io me lo sono chiesto, ma anche questa è preghiera. Anche questo è parlare direttamente al Signore. Perché quella notte, nella tua assenza, la mamma non ha ricevuto risposta al messaggio mandato al cellulare di Gabriele. Vogliamo che il Signore ci aiuti a non separarci da Gabriele, che sarà l’angelo custode di tutti noi. Gabriele resterà in ciascuno di noi”.
Un bravo ragazzo, educato, un giovane modello. Lascia due genitori sgomenti, due fratelli senza parole, tanti amici accorsi per l’ultimo saluto e increduli. Palloncini bianchi, altri con il nome “Gabry” tenuto dai compagni di classe, striscioni e tante parole rotte dalla commozione per una giovane vita spezzata dalla strada. Alla fine un monito di padre Massimo ai compagni di classe di Gabriele: “la vita è un cristallo, preservatela”.
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