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Siracusa, no alle 71 villette di Epipoli e alla richiesta di risarcimento, Legambiente adesso chiede una profonda revisione del Prg

"A questo punto, dopo decenni di aggressione al territorio e ai beni culturali, speriamo davvero di potere voltare pagina, ridefinendo il modello di sviluppo economico attorno ai valori della bellezza del paesaggio"

Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha rigettato l’appello proposto dalla società Am Group contro la Soprintendenza di Siracusa che aveva negato il nulla – osta per la realizzazione di 71 villette e di altre strutture ricettive all’Epipoli, su un terreno di proprietà della società, e contro il decreto dell’assessore regionale ai Beni culturali con il quale l’Assessore regionale ha disposto l’adozione del Piano paesaggistico per il territorio della provincia di Siracusa.

Niente villette e niente cemento – esultano da Legamenbiente – Le prescrizioni di compatibilità dettate dal “vincolo archeologico” del 1959 non sono certo venute meno, così come aveva sostento la difesa di AM Group, per effetto delle prescrizioni urbanistiche dettate dalla scheda norma del comparto nel quale oggi sono state comprese le medesime aree interessate dal vincolo indiretto dal vigente PRG del Comune di Siracusa, adottato nel 2007. In buona sostanza l’approvazione dello sciagurato Prg del 2007 non ha fatto venire meno la forza del vincolo. Ancora una volta viene affermato che “in sede di approvazione del Piano Regolatore Generale sarebbe stata auspicabile una più attenta valutazione sull’effettiva compatibilità fra le previsioni del vincolo indiretto e quelle di cui alla scheda b12b” (la previsione del comparto edilizio in cui A.M. Group voleva costruire, ndr). Come dire: chi a vario titolo ha concorso alla redazione e all’approvazione del piano regolatore (amministrazione, Consiglio comunale e Soprintendenza dell’epoca) è responsabile di una “errata comprensione del valore e del significato del vincolo”.

Nel marzo 2011, proprio in attuazione di quella previsione tanto contestata e oggi dichiarata incompatibile con i vincoli paesaggistici, il Comune stipulò con i proprietari dell’area una convenzione che contemplava il diritto della società di realizzare, previo rilascio di una o più concessioni edilizie, l’importante intervento urbanistico.

A questo punto – affermano da Legambiente – dopo decenni di aggressione al territorio e ai beni culturali, speriamo davvero di potere voltare pagina, ridefinendo il modello di sviluppo economico attorno ai valori della bellezza del paesaggio. Chiediamo che si avvii finalmente una profonda revisione del piano regolatore finalmente rispettosa del patrimonio ambientale e paesaggistico della città“.


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