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Siracusa non sarà capitale della cultura. Auteri: “peccato, il teatro non fruibile ci ha penalizzato”

"La presentazione doveva avvenire in teatro (Pesaro ha mostrato un fascino diametralmente opposto e più coinvolgente di quello esibito da Siracusa), doveva esserci una grande festa, con associazioni culturali e di danza, musicali e sponsor di riferimento nazionali, ma solo dopo aver messo tutto in regola il teatro"

Riceviamo e pubblichiamo un’analisi di Carlo Auteri (imprenditore, organizzatore, direttore artistico e di produzione nel settore del Teatro e dello Spettacolo) in merito alla mancata vittoria di Siracusa nella finale che ha visto Pesaro vincere la sfida di Capitale italiana della cultura nel 2024.

“Peccato, Pesaro sarà la Capitale italiana della cultura nel 2024 nonostante Siracusa avesse tutte le carte in regola per sfidare qualsiasi città italiana. Pesaro è riuscita a coinvolgere tutta la regione, ha svolto l’audizione da remoto collegandosi direttamente dall’auditorium del conservatorio Rossini di Pesaro, mostrando fin da subito unione d’intenti in città, presente in platea, ma anche il supporto delle Marche. Sul palco sponsor importanti come Gianni Letta, in video Valentino Rossi ma anche tanti altri personaggi mostrando così di volersi far vedere e ammirare coinvolgendo tutte le anime del territorio concludendo con un’orchestra tutta al femminile, dal vivo. Siracusa invece si è dimostrata austera e autoreferenziale nelle personalità coinvolte, forse così come doveva essere o come si è sentita di fare, ma non ha convinto la giuria. Il problema di Siracusa, però, parte da un altro aspetto, da un punto di vista che non può essere considerato secondario: una città importante come Siracusa vuole giustamente restituire il teatro comunale, chiuso da tanti anni, alla città. E allora la prima domanda che farei al sindaco Francesco Italia è: prima di pensare di restituire questo bene alla città e farlo diventare punto di riferimento per tutta la provincia, non devi pensare di renderlo fruibile a 360 gradi?

I teatri importanti, pubblici o privati, sono a Noto, Villasmundo, Carlentini e, appunto, Siracusa. E allora perché non si è pensato di rendere agibile la struttura, metterla in condizione di ospitare un evento importante come l’audizione con il ministero coinvolgendo tutte le attività culturali della città. La presentazione doveva avvenire in teatro (Pesaro ha mostrato un fascino diametralmente opposto e più coinvolgente di quello esibito da Siracusa), doveva esserci una grande festa, con associazioni culturali e di danza, musicali e sponsor di riferimento nazionali, ma solo dopo aver messo tutto in regola il teatro. Certo, sicuramente non abbiamo perso solo per questo motivo, ma il teatro Massimo di Siracusa è l’emblema di come non siamo in grado di sfruttare le nostre risorse. Partendo dal presupposto che chi ha definito operativamente le esigenze del teatro non aveva competenze tecniche, abbiamo notato che pur di farlo ripartire e deresponsabilizzarsi è stato preparato un bando per la gestione realizzato senza alcuna reale possibilità di farlo ripartire.

E oggi il teatro si trova in condizioni di difficoltà, con un’agibilità provvisoria da richiedere a ogni spettacolo e senza pensare alle difficoltà organizzative per far arrivare le compagnie. L’associazione “Teatro della città” ha ricevuto in affidamento la gestione con passaggio formale a settembre 2021 per una durata di 5 anni ma ancora non ha potuto avviare alcuna operazione. Peraltro dovrà fare i conti con un aspetto economico che non si sposerà con la capienza e con i conti che dovrebbero portare utile all’azienda, a meno di abbonamenti troppo costosi. Ma questo è un altro discorso. Il teatro doveva essere sentito dalla città, Siracusa merita un grande teatro di prosa e ha tutte le carte in regola per sfidare qualsiasi città italiana, ma ha deciso di giocarsi così le carte nella partita culturale più importante dell’amministrazione Italia”.


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