Il Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed una misura degli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone responsabili a vario titolo di associazione armata finalizzata al traffico di stupefacenti e di spaccio di stupefacenti. Gli arrestati si identificano in:
1. D’AVOLA Michele, nato a Francofonte il 9 agosto 1973, capo e promotore del sodalizio;
2. LIA Vincenzo, nato a Lentini l’11 luglio 1976;
3. LO PRESTI Daniele, nato a Lentini il 15 novembre 1985;
4. LO PRESTI Salvatore, nato a Lentini il 13 agosto 1981;
5. RIZZO Salvatore, nato a Licodia Eubea (CT) il 5 marzo 1960;
6. GIAMPICCOLO Mario Emanuele, nato a Francofonte il 4 agosto 1980;
7. CALDERONE Concettina, nata a Lentini l’8 dicembre 1978, agli arresti domiciliari.
L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dal giugno al novembre 2009, ha consentito di ricostruire l’organigramma del sodalizio al capo del quale si trovava D’AVOLA Michele, strettamente coadiuvato dai fratelli LO PRESTI e da LIA Vincenzo, intermediatori con alle dipendenze numerosi spacciatori al dettaglio, in special modo nel centro urbano di Francofonte. L’organizzazione è risultata gestire principalmente marijuana in cospicui quantitativi (circa 20 kg. al mese), ma anche cocaina ed hashish in quantità più contenute. Peculiarità del sodalizio era la disponibilità di armi, difatti il D’AVOLA poteva avvalersi di una pistola con relativo munizionamento, occultata presso la sua abitazione, mentre il LIA disponeva di un fucile a pompa, un fucile a doppietta ed una pistola calibro 6,35, il tutto con le relative munizioni.
Si è accertato che i membri gestivano in proprio la coltivazione di varie piantagioni, sia all’aperto che all’interno di immobili. Si è difatti evidenziato che: i cugini LIA Vincenzo e LO PRESTI Salvatore avevano realizzato una piantagione di marijuana all’interno di un casolare abbandonato, prelevando la corrente elettrica dalle linee enel, in modo da rendere efficiente gli impianti di illuminazione ed irrigazione (a sua volta dotato di un motore elettrico, necessario a pompare l’acqua); i fratelli LO PRESTI, all’interno di un casotto ubicato sulla terrazza dell’abitazione di Salvatore, avevano realizzato un’altra piantagione dotata di impianto di illuminazione (lampade ad iridio da 250 w), ventilatori (dotati di timer per mantenere la temperatura costante) e rivestimento in carta stagnola di pareti e soffitto (necessario alla coibentazione del locale);
gli stessi gestivano ulteriori piantagioni, dislocate in più punti al fine di evitare la perdita del raccolto complessivo in caso di intervento dei Carabinieri. Addirittura in una di queste, per paura di essere derubati, avevano progettato una trappola costituita da un fucile collegato alle piante, in modo da poter sparare in automatico qualora le stesse fossero state estirpate; D’AVOLA Michele gestiva personalmente una piantagione in una zona di campagna nel territorio di Francofonte. Come già detto, il D’AVOLA costituiva punto di riferimento della criminalità locale nel settore dello spaccio. Lo stesso è risultato il fulcro dell’organizzazione, in grado di muovere ingenti quantità di stupefacente attraverso i fratelli LO PRESTI ed il LIA, che a loro volta coordinavano una capillare rete di pushers. I conseguenti guadagni venivano divisi per metà al D’AVOLA e l’altra metà tra i LO PRESTI ed il LIA. Nel breve periodo dell’indagine, è stato documentato il passaggio di vari chili di marijuana da D’AVOLA ai suoi luogotenenti, piazzati in commercio al prezzo di 2.500 euro al chilo in unica soluzione, ovvero in quantità da 100 o 200 grammi, rivendute poi al dettaglio a 5 euro al grammo.
Non mancavano le sanzioni da comminare agli spacciatori non in regola con le scadenze dei pagamenti. Vittima di un violento pestaggio presso la villa comunale, da parte del LIA e di LO PRESTI Daniele, è stato un loro spacciatore, che non aveva rispettato i tempi di pagamento di 50 grammi di marijuana (per un importo di 250 euro), somma che avrebbe dovuto elargire entro una settimana. Nell’occasione, a garanzia del pagamento del debito i due trafficanti avevano sottratto le chiavi dello scooter di proprietà del ragazzo con l’intenzione di impossessarsene. Nel corso dell’attività investigativa si è inoltre appreso che la marijuana veniva coltivata con l’ausilio di vari “fertilizzanti”, alcuni naturali (cenere, azoto e sangue di bue), altri decisamente più pericolosi per la salute dei consumatori finali (fosforo ed ammoniaca).
In ordine alle posizioni dei rimanenti indagati è emerso che:
RIZZO Salvatore era un’ulteriore fonte di approvvigionamento per il LO PRESTI Daniele ed il Lia. Quest’ultimo infatti racconta di aver acquistato dal RIZZO 100 grammi di marijuana e che lo stesso aveva, al momento, disponibilità per un paio di chili. Sempre con il RIZZO, il LIA ed il LO PRESTI Salvatore contrattano l’acquisto di 300 euro di semi di marijuana di ottima qualità, dalla cui produzione si sarebbe potuto ottenere dello stupefacente da rivendere anche a 4 euro al grammo. In altra occasione il LIA negoziava con il RIZZO ulteriori 300 grammi al prezzo di 500 euro, ottenendo una varietà di marijuana più economica poiché particolarmente ricca di semi. Al RIZZO è stata contestata la violazione dell’art. 73 del d.p.r. 309/90;
CALDERONE Concettina, moglie di LIA Vincenzo, coadiuvava il marito nell’attività illecita. Specificamente: recandosi in campagna con il marito per assistere all’allacciamento abusivo alla rete enel a servizio della coltivazione di cannabis; spostando lo stupefacente per evitare i controlli dei Carabinieri; aiutando Salvatore LO PRESTI ad occultare lo stupefacente in occasione di una perquisizione; chiedendo informazioni al marito circa gli incassi dell’attività illecita; GIAMPICCOLO Mario è risultato essere uno degli acquirenti della droga, che utilizzava per l’attività di spaccio, occultandola davanti all’ingresso delle abitazioni adiacenti alla sua. In proprio provvedeva anche a spacciare, tramite un suo pusher, stecche di hashish. Al GIAMPICCOLO è stata contestata la violazione dell’art. 73 del d.p.r. 309/90.
L’indagine è stata coordinata della D.D.A. di Catania.
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