Protesta dei detenuti reclusi nel carcere di Cavadonna, a Siracusa, dopo che la direzione della struttura ha recepito la circolare del Provveditore regionale, risalente al novembre scorso, che impone delle restrizioni per l’ingresso o la vendita di determinati generi alimentari e capi di abbigliamento.
Il garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Siracusa, Giovanni Villari, ha spiegato che i detenuti non si sono limitati solo a battere le scodelle contro le celle, infatti “sono stati danneggiati tavolini e sgabelli”, inoltre, in una sezione è stata scardinata una porta, a testimonianza di quanto la situazione sia incandescente.
Tra i divieti di ingresso nel carcere ci sono “i capi di abbigliamento e scarpe griffate” riferisce Villari e la ragione consiste nel mantenere “una equità tra gli stessi detenuti” per evitare comparazioni tra detenuti facoltosi ed altri con scarse riserve economiche.
E poi ci sono i generi alimentari e l’elenco fornito da Villari è abbastanza vasto: fiale con aromi necessarie per la preparazione di dolci, farine di ogni tipo, lievito di birra e per dolci, pasta sfoglia, vanillina, zucchero a velo, birra, vino bianco e rosso in piccoli brik, carta da imballaggio, colla tipo Vinavil, nastro adesivo e di imballaggio, riviste legate a scommesse, crema adesiva per protesi dentale, i babà, gamberi e gamberoni, scampi, pollo allo spiedo, sigarette elettroniche, creatina, palloni, palle da tennis, padelle oltre i 24 centimetri di diametro, così come le pentole, borotalco e ciprie.
Sulla vicenda intervengono Matteo Melfi e Nadia Garro, consiglieri comunali di Ho Scelto Siracusa: “Da più fonti, apprendiamo che la situazione nella casa di reclusione di Siracusa sarebbe preoccupante – dicono Melfi e Garro – È giusto che i detenuti scontino la pena per gli errori commessi, ma i diritti e la dignità della persona umana vanno sempre garantiti. Sembrerebbe che si stia rasentando il rischio di violarne i diritti umani. Si apprende che, attraverso una circolare, la direzione avrebbe vietato l’ingresso di alimenti e indumenti dall’esterno. Anche all’interno del penitenziario la vendita di cibi (cosiddetto sopravvitto), che peraltro pare abbia da tempo avuto prezzi maggiorati, ora sarebbe stata addirittura impedita. Come se ciò non bastasse, molte visite mediche saltano perché non ci sono agenti che possano accompagnare i detenuti in ospedale”.
Nei giorni scorsi alcuni detenuti avrebbero dato vita ad un’azione di protesta, poi rientrata. “È evidente che, con tutti questi problemi, l’esasperazione dei detenuti, ospiti della struttura, rischia di aumentare – sottolineano i consiglieri comunali aretusei – Se aggiungiamo anche il cronico fenomeno del sovraffollamento, possiamo immaginare in che condizioni si viva all’interno del carcere. Abbiamo saputo che è in atto una protesta pacifica dei detenuti lavoranti, che hanno bloccato le attività lavorative previste in cucina e promosso uno sciopero che andrà avanti ad oltranza. Occorre dunque che le Istituzioni competenti intervengano, per affermare l’innegabile diritto alla dignità di queste persone e lavorando per affermare il fine rieducativo e non vessatorio e punitivo della pena detentiva, garantendo condizioni di vita degne di un paese civile”.
A breve Matteo Melfi e Nadia Garro chiederanno la convocazione di un Consiglio comunale aperto per affrontare l’argomento.
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