Lettera aperta dell’On. Roberto De Benedictis, indirizzata ai rappresentanti di Associazioni Ambientaliste , in merito alle loro dichiarazioni ( LEGGI QUI ) sulla questione “rigassificatore” affrontata dallo stesso De Benedictis:
“Credo che il senso delle mie ultime dichiarazioni ( LEGGI QUI ) sul rigassificatore sia stato compreso da tutti. A beneficio di Giacinto Franco, Luigi Solarino, Eugenio Bonomo e Paolo Pantano, delle associazioni che essi rappresentano e di quant’altri amici abbiano potuto o voluto intendere cose diverse, sottolineo di non essere intervenuto nel merito della questione ma solo sul metodo con cui finora essa è stata affrontata.
Per prima cosa, infatti, Lombardo non ha detto di “no” al rigassificatore. Sarei soddisfatto se l’avesse fatto ma, al contrario, quattro anni da presidente di questa regione non gli sono bastati per apporre la sua firma sotto un provvedimento qualsiasi e questa è semplicemente una violazione alla norma, di cui non trovo possibile compiacersi solo perché conviene. Il diritto deve applicarsi a tutti e la Jonio Gas ha il diritto di sentirsi dire di no. Quello che non è possibile è far passare gli anni senza dire nulla. Per la notorietà e la rilevanza anche simbolica che il “caso rigassificatore” ha peraltro assunto in tutto il mondo imprenditoriale nazionale ed internazionale (della Jonio Gas fa parte la Shell), la Sicilia appare oggi un pantano dove la Regione semplicemente non risponde e con cui dunque non conviene, non è possibile, relazionarsi.
In secondo luogo, non solo Lombardo non ha detto di no, ma è recentemente andato nei luoghi, incontrando i dirigenti della società interessata, facendo capire, anzi dichiarandolo apertamente, che potrebbe dire di si! Salvo il fatto di non avervi poi dato seguito. Sorprende allora che persone attente non vedano come dietro questo atteggiamento ambiguo e dilatorio sia possibile immaginare un livello occulto di interlocuzione con la società stessa, come molti osservatori segnalano e secondo quanto le vicende del nostro Paese tante volte ci hanno insegnato. E se questo non è – poiché non abbiamo elementi per sostenerlo – questo è quanto si sta inducendo a pensare in ogni operatore economico che pensi di investire in Sicilia.
Come si vede, un danno d’immagine incalcolabile che si sovrappone ad una non meno grave compromissione della legalità. Al riguardo, dovrebbero far riflettere le dimissioni dalla carica di assessore al ramo del Prefetto Marino che, ricordo a tutti, prima di entrare nella giunta regionale, era il Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura in tutto il territorio nazionale.
Infine nel merito, a cui non voglio sottrarmi, confesso che la mia posizione è stata nel tempo molto “contagiata” dalle argomentazioni che su La Repubblica di qualche anno fa espresse il compianto prof. Adolfo Parmaliana, allora docente di chimica industriale all’Università di Messina, ambientalista della cui competenza, onestà intellettuale ed integrità morale nessuno poté mai dubitare, fino a pagarne le conseguenze con la vita. E tuttavia, tirerò insieme a voi un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo quando potrò leggere le diverse argomentazioni con cui il Presidente comunicherà alla società che il rigassificatore in quel sito non potrà essere realizzato. Ciò a motivo del rispetto che ho per le posizioni altrui, così come forse reciprocamente non è nei confronti miei, se è vero che vengo additato per uno che vuole “la svendita, per 80 milioni di euro, della sicurezza dei residenti nella zona industriale siracusana”, affermazione francamente offensiva.”
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