Dopo oltre mezzo secolo riapre il Teatro Comunale ma l’ex sindaco Roberto Visentin non ci sta a lasciare passerelle all’attuale amministrazione comunale. Prima da assessore e poi da sindaco, Visentin ricorda i numerosi interventi sulla struttura, a partire dagli anni ’80 (3,5 miliardi di lire) per il rifacimento delle coperture, per un parziale consolidamento strutturale e per il restauro pittorico delle tele, poi per il completamento venne redatto un progetto complessivo per una spesa di circa 25 miliardi di lire.
I lavori degli ultimi 12 anni. Fra il 2005 ed il 2007 vennero eseguiti lavori per un importo di circa 2,7 milioni di euro ma purtroppo il Teatro non era completo perché si dovevano ancora realizzare interventi strutturali, tutte le opere di rifinitura, di restauro e buona parte degli impianti e gli interventi sulla parte dell’ex Ufficio Tecnico indispensabile per l’utilizzo del Teatro. Un intervento molto parziale che non consentiva la fruizione del Teatro, per cui fu affidata al personale dell’Ufficio Tecnico Speciale di Ortigia, la progettazione e la direzione dei lavori di completamento. Il progetto comportava una spesa di circa 5,3 milioni di Euro, che vennero finanziati per 1,3 milioni con fondi della legge 433/91 e per la restante parte di 4 milioni si decise di accendere un mutuo, anche per evitare che passando il tempo i lavori già fatti potessero degradarsi, inserito nel bilancio del 2009 approvato da tutti e non dal Pd. Alla data del 31 dicembre 2012, nonostante alcuni ritardi per ricorsi al Tar, i lavori erano completati compreso gli arredi ed esclusa solo la posa in opera del sipario (già ordinato).
I dubbi di Visentin. “Anch’io oggi esprimo soddisfazione per un primo utilizzo del Teatro – dice l’ex primo cittadino – ma non posso non rilevare che appare oggi assolutamente strumentale sostenere, da parte dell’attuale amministrazione, che il ritardo nell’apertura del Teatro sia da attribuire a non ben definiti interventi di completamento e a un contenzioso con la ditta esecutrice dell’intervento per la perdita di alcuni giunti di tubazioni antincendio, riparazione per la quale occorreva una cifra esigua. Invece, sarebbe opportuno conoscere quali interventi e quali costi ha sostenuto l’attuale amministrazione e paragonarli con quanto fatto e speso in passato. Ci si chiede quali sono le vere motivazioni che hanno ritardato l’apertura del Teatro, peraltro temporanea? E ancora, se il teatro non era completato né utilizzabile come è stato possibile nell’ottobre 2013 allestire un set per una festa privata organizzata dai titolari di un importante marchio italiano (Dolce e Gabbana) che mai avrebbero accettato una location, che secondo le dichiarazioni degli attuali amministratori era poco più che un cantiere?“. In sintesi, interventi per 1,8 milioni di euro circa sono stati eseguiti prima dell’anno 2000; per 2,7 milioni di euro durante la sindacatura Bufardeci; per 5,3 milioni di euro durante l’ultima legislatura Visentin.
Ma l’assessore Italia non ci sta. Ha letto le parole del precedente sindaco, e oggi il vice Francesco Italia non accetta ombre di ogni sorta sulla riapertura del Teatro Massimo e decide di esporre le vicende non del tutto esplorate riguardanti il gioiello riaperto, pur ricordando come in ogni occasione pubblica – con il sindaco – hanno sempre riconosciuto alle precedenti amministrazione il merito di aver destinato somme cospicue per i lavori strutturali e di completamento del teatro. Ciò che contesta l’assessore al Centro storico, però, è come si spende e non soltanto quanto. Se per ciò che concerne le opere strutturali non è stata riscontrata alcuna evidente anomalia, rispetto agli impianti e in particolare, per ciò che riguarda uno dei più importanti, quello antincendio, non può dire altrettanto.
L’impianto antincendio. “Certo – dice – appare davvero molto strano che nessuno delle precedenti amministrazioni avesse mai riscontrato che l’impianto antincendio perdesse da tutti i punti di giunzione, che non fosse mai di fatto entrato in esercizio, che fosse stato realizzato in modo differente rispetto al progetto e con materiali difformi. Eppure è la prima cosa che abbiamo notato entrando a teatro già nei primissimi mesi del nostro mandato, nel 2013. Ciò che dico, evidenziato prima da un perito di parte e poi da un perito nominato dal giudice, non è certo una novità e il sindaco Visentin dovrebbe sapere che non si trattava certamente solo di “sostituire con una modica spesa alcuni giunti”. Tanto è vero che, per ottenere il placet della commissione, abbiamo dovuto fare totalmente a meno di quell’impianto costato alla collettività poco meno di 1 milione di euro“.
Illuminazione… creativa. Esistono, inoltre, alcune altre scelte che questa amministrazione ha ritenuto inspiegabili e che hanno particolarmente colpito l’attenzione di Italia, che non si spiega come alcuni costosissimi corpi illuminanti, distribuiti in maniera assai copiosa nei luoghi più remoti del teatro, fossero stati installati ancor prima del completamento delle opere strutturali. “E come si spiega che un teatro che, a detta di Visentin, era praticamente pronto – aggiunge il vicensindaco – si trovasse interamente sprovvisto di corpi illuminanti nelle zone fondamentali dello stesso: vestibolo, ingresso, biglietteria, bar, guardaroba, palchi, foyer, bagni? Come mai quelle costosissime e urgentissime applique sono state installate ovunque meno che nei luoghi ove servivano davvero? Sono certo che a tutte queste domande qualcuno sarà in grado di rispondere con la stessa accuratezza con cui si snocciolano le cifre milionarie certamente servite a realizzare opere indispensabili ma anche, indubbiamente, a sfregiare e umiliare il teatro“.
La presentazione del profumo Dolce e Gabbana. Per concludere, poi, sulla vicenda dell’evento di lancio di un profumo di una nota marca del lusso, Italia ribadisce che non si è in alcun modo trattato di una festa privata ma del lancio in anteprima mondiale di uno spot realizzato da Tornatore sulle musiche di Morricone e destinato a un numero assai ristretto (non i 406 posti autorizzati adesso) di giornalisti internazionali di settore. “La proiezione, come è evidente, non ha in alcun modo comportato l’impiego dei palchi e del teatro nella sua funzione di rappresentazione scenica ma solo di alcuni posti in platea – conclude – Qualunque paragone con gli spettacoli e le possibilità di fruizione attuali può solo provenire da chi non conosce le cose, o non le ricorda, o cerca di arrampicarsi sugli specchi. Mi fa piacere ricordare, inoltre, che, grazie a quell’evento, il teatro ha ricevuto in dono la somma di 20000 euro per acquisto di arredi e i tre splendidi lampadari che illuminano elegantemente l’ingresso. Probabilmente non sono nascosti bene come le urgentissime e carissime applique dell’ultimo piano, ma tant’è. Basta fare una rapida visita a teatro e dare un’occhiata ai documenti per farsi un’idea. Mi spiace constatare, in ultimo, come ancora una volta, chi si occupa di politica in città non colga l’opportunità di gioire e partecipare con proposte e progetti ma preferisca avventurarsi in polemiche sterili e autoreferenziali”.
E l’ex sindaco Visentin replica a Italia, puntualizzando che non intende minimamente disputare una gara o rivendicare nulla per i lavori fatti ma non si dice convinto delle risposte agli interrogativi posti e cioè: quali interventi sono stati fatti dall’amministrazione attuale, quanto sono costati e perché si è aspettato oltre tre anni per riaprire il Teatro. “Le opere che denuncia essere state eseguite male rientrano all’interno dei lavori regolarmente collaudati e accettati da una commissione di collaudo nominata dalla Regione con certificato di collaudo in data 6 ottobre 2010; in mancanza del quale non si sarebbero potuti appaltare ed eseguire i lavori di completamento durante la mia sindacatura – chiosa – Inoltre, chiamala come vuoi, ma resta che il Teatro, nell’ottobre 2013, è stato utilizzato da diverse persone per la presentazione internazionale di un profumo da parte di D&G in mancanza del certificato di collaudo tecnico-amministrativo dell’ultima tranche di lavori poiché le relative operazioni sono a oggi ancora in corso; mentre la consegna delle opere dall’impresa all’amministrazione risale solo a pochi giorni fa e quindi fino a tale data il Teatro era da considerare legalmente un cantiere nella disponibilità dell’impresa esecutrice dei lavori. Come hanno fatto a utilizzare il Teatro e a far eseguire da altri i tanto declamati lavori extra in mancanza verbale di consegna? E poi anche se mancavano dei corpi illuminanti era necessario impiegare oltre tre anni per acquistarli e metterli in opera ? Restano sempre senza risposta gli interrogativi posti“.
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