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Siracusa, un processo penale “simulato” in tribunale, per dimostrare ai ragazzi come funziona la giustizia

Il capo d’imputazione, relativo all’illecita detenzione di antiche monete della zecca di Siracusa, ha visto gli alunni confrontarsi con le tematiche della verità processuale, dell’esame incrociato, della presunzione di non colpevolezza e della tutela dei beni archeologici

Un processo penale “simulato”, per dimostrare ai ragazzi come funziona la giustizia. Si è tenuto sabato scorso, nell’aula della Corte di Assise di Siracusa – la simulazione organizzata dalle locali sezioni dell’Anm e della Camera Penale a beneficio degli alunni delle terze medie dell’Istituto comprensivo Paolo Orsi. Una tradizione ormai quasi decennale, rimasta però sospesa durante gli ultimi due anni di pandemia.

Il capo d’imputazione, relativo all’illecita detenzione di antiche monete della zecca di Siracusa, ha visto gli alunni confrontarsi con le tematiche della verità processuale, dell’esame incrociato, della presunzione di non colpevolezza e della tutela dei beni archeologici. Accusa e difesa sono state rappresentate rispettivamente, con l’attiva partecipazione degli alunni, dal pubblico ministero Andrea Palmieri e dall’avvocato Silvestre Costanzo mentre il dibattimento è stato simpaticamente diretto dal giudice Liborio Mazziotta, confortato nella decisione (di condanna) da numerosi “giudici popolari”. Il ruolo di imputato è stato ricoperto da un rassegnato Egizio Zaccaria, avvocato del foro di Siracusa.

Il Luogotenente Maurizio Cassia, comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Siracusa, ha interpretato sé stesso, anche illustrando nei dettagli i preziosi compiti dell’articolazione militare da lui diretta.
Presente la dirigente scolastica Lucia Pistritto, hanno “recitato” le professoresse Daniela Leggio (perito del giudice) e Tina Tarascio (testimone, ex moglie dell’imputato) e l’alunna Maria Sole Di Luciano, che interpretava una “tiktoker” figlia dell’imputato.


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