Vinicio Marchioni: “Calcare il Teatro Greco di Siracusa è un onore immenso. Portare in scena l’Iliade oggi, con tutto ciò che rappresenta, è più attuale che mai”. Così l’attore romano si prepara a debuttare, per la prima volta, al Teatro Greco di Siracusa, nel ruolo dell’Aedo in Iliade da Omero, spettacolo firmato dalla regia visionaria di Giuliano Peparini, in scena a partire dal 4 luglio.
Per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa: con quale spirito arrivi in un luogo così carico di storia e fascino, davanti a 4.000 persone?
È un grande orgoglio e un privilegio. Non ero mai riuscito a esserci prima, anche se ci sono stati contatti negli anni passati: altri impegni, tra teatro e cinema, non me lo avevano permesso. Calcare questo palcoscenico unico al mondo è una conquista per un attore. E farlo per la prima volta con un progetto così importante, con un testo potente come l’Iliade e la regia spettacolare di Giuliano Peparini, rende tutto ancora più emozionante.
In scena saremo in tanti: oltre 70 performer, attori strepitosi come Giulia Fiume, Gianluca Merolli e Giuseppe Sartori – che ormai è una colonna di questa manifestazione. Sono felicissimo. Ho già assistito alle altre tragedie e alla commedia: vedere 5.000 persone davanti è un’emozione unica. Mi dicono che siamo già sold out per il 4, 5 e 6 luglio… ora dobbiamo solo salire sul palco.
L’Iliade è una grande epopea di guerra. In un momento storico così delicato, senti una responsabilità politica nel portarla in scena?
Il teatro è sempre un fatto politico, e qui, al Teatro Greco, questo significato si amplifica. La parola “politico” viene da polis, e questo spazio, questa cavea, riporta tutto alla sua origine: alla condivisione, alla riflessione collettiva.
L’Iliade è il testo più antico e potente sulla guerra: portarlo in scena oggi, con tutto quello che accade nel mondo – tra conflitti, violenze e tensioni crescenti – significa offrire uno spazio per riflettere, per sviluppare empatia, per condividere emozioni.
Fare teatro è sempre un atto di responsabilità. Lo dico dopo 27 anni di palcoscenico: ogni spettacolo è una chiamata al senso, all’impegno, al confronto con il pubblico. E oggi, con questo testo e in questo periodo, lo è ancora di più.
Vieni da una stagione di grandi successi anche al cinema, in particolare con il film di Paola Cortellesi. Come vivi oggi il rapporto con il pubblico teatrale?
Il pubblico del teatro è affezionato, fedele. Ti segue negli anni, da uno spettacolo all’altro, da una città all’altra. Si crea un dialogo autentico, una confidenza rara. Ti aspettano stagione dopo stagione, ti scrivono, ti cercano.
Il cinema ha un pubblico molto più ampio, certo, ma il legame con chi ti segue in teatro è più concreto, più vivo. È un rapporto fatto di fiducia e stima che si costruisce nel tempo e che per me ha un valore enorme.
Appuntamento, allora, il 4 luglio al Teatro Greco di Siracusa?
Assolutamente sì. Non vedo l’ora.
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