Pubblichiamo di seguito una lettera aperta, appena giunta in redazione, scritta dagli amici e inviata da Valentina per ricordare Claudio Pattavina, di 26 anni, residente al quartiere Epipoli dalla nascita e che da circa 3 anni lavorava in Germania:
“voglio lavorare!!!Siracusa non mi offre tanto, ho deciso…domani parto!”.
Disse così il giovane ragazzo prima di lasciare la sua città natale lasciando famiglia, amici e tutto (seguendo il fratello che già abitava li con la moglie in un’altra casa).
Un coraggio che non tutti hanno “tornerò per le ferie” diceva sempre, e così fu.
Un sera, per noi normale, Claudio si reca a lavoro,f aceva il cuoco, ad un tratto cadde a terra, il suo titolare chiama i soccorsi che capiscono la gravità della situazione e fanno venire un elicottero, direzione ospedale di Zurigo, Hictus celebrale dicono i medici, dopo 2 giorni il cuore non si fermava, arrivano i genitori da Siracusa, il figlio rimaneva in vita alimentato da macchinari e durante la notte oltre al cuore di Claudio si ferma quello di tutti per la brutta notizia.
Era sceso a giugno per qualche giorno l’avevo incontrato sempre col suo sorriso da “buffone” al quale era impossibile non ridere mentre eseguiva il verso della gallina, o quando si chiamava “clauDIOOOO” gridando a più non posso o dicendo sempre la sua esclamazione: “iu sugnu u re” in mezzo alla gente che lo guardava sbalordita come se non avessero mai visto, la gioia, l’allegria in persona, in una società dove si da tutto per scontato, dove si allontanano sempre le persone a cui si vogliono più bene, perchè diffidenti che possano esistere, dove un malinteso diviene tragedia, e dove un saluto negato diviene un addio.
Un personaggio speciale da incontrare nella vita di tutti.
Aveva detto “scenderò la fine di settembre a costo di fare la fame, ma non risalgo più in Germania voglio la mia città,voglio stare con voi…”
Quando le cose non andavano per il verso giusto c’era lui che sdrammatizzava tutto con qualche risata fino a farti uscire le lacrime. Lacrime che oggi vengono versate a pensare come possa succedere che a 26 anni un ragazzo possa fare questa fine: solo, senza amici ,senza famiglia in un paese che non era il suo. Sarà stata la solitudine?il troppo lavoro?
In ogni caso un amico è perso…e con lui tutte le speranze…
Gli amici”
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