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“Sui banconi concorrenza sleale prodotti stranieri. Così politica ripaga noi imprenditori?”, nota di Confagricoltura Siracusa

“Assistiamo al desolante spettacolo della politica sempre più lontana dai problemi del territorio. Tutto questo mentre le imprese ed i cittadini soffrono la crisi ed i banconi della grande distribuzione, anche in questa provincia, continuano ad essere invasi da prodotti che arrivano da Paesi dove spesso non c’è nemmeno un regime democratico e si produce utilizzando manodopera ridotta praticamente in schiavitù”.

Dopo l’allarme lanciato a livello nazionale dal presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, sul futuro della Pac, la politica agricola comune, e sulla necessità di salvaguardare i finanziamenti europei, il leader provinciale Massimo Franco punta il dito contro un mercato “che non è corretto e dove gli accordi bilaterali hanno favorito altri settori a tutto discapito del mondo agricolo” e chiede “un grande patto tra società, economia e politica”, in vista della manifestazione del 7 ottobre indetta dal tavolo provinciale dell’economia, coordinato dalla Camera di Commercio di Siracusa.

“Per l’Italia – rileva Franco – la tendenza è chiara. Mentre l’export è rimasto praticamente fermo e solo negli ultimi anni ha mostrato segnali di ripresa, l’import è più che raddoppiato dal 1995 ad oggi. Non sorprende che il saldo commerciale sia peggiorato di quasi dieci volte nello stesso periodo”. Un impoverimento costante che continua a rimanere fuori dall’agenda della politica ma che ha effetti diretti, invece, sulla vita delle aziende che producono sopportando oneri e costi in un mercato in cui sono rimaste le sole a rispettare le regole del gioco. “Il fatto che la competitività stia diventando il metro essenziale della prosperità – ribadisce Franco – avrà un impatto sociale disastroso. La competizione si misura a parità di condizioni normative e stili di vita simili; non si può valutare la competizione quando le due componenti essenziali, costi di produzione e prezzo del prodotto, sono inversamente proporzionali tra due luoghi di produzione”.

“Noi imprenditori agricoli, che, in piena crisi, abbiamo contribuito a contenere l’inflazione – sostiene Confagricoltura -, abbiamo creato nuova occupazione e continuato ad investire nonostante i nostri redditi fossero falcidiati dagli infimi livelli dei prezzi, vogliamo avere la possibilità di lavorare duro e decidere come farlo, per noi e per il Paese. Questo chiediamo alla politica e solo su questo giudicheremo la politica”.


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