C’è un pizzico di Siracusa nell’ultima scoperta che riguarda il mondo della zoologia europea: per la prima volta è stata documentata in Europa la presenza del Miniottero del Maghreb, una specie di pipistrello ritenuta finora esclusiva del Nord Africa. La scoperta, pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Mammalian Biology, è frutto di una ricerca condotta dal CNR, dal National Biodiversity Future Center (NBFC) e dall’Università di Palermo. Tra i protagonisti, anche due ricercatori siracusani: il dott. Andrea Corso e il dott. Pietro Di Bari, al primo anno di dottorato di ricerca all’Università di Palermo, il quale ha raccontato i dettagli della scoperta in un’intervista a Siracusa News
“Abbiamo deciso di indagare l’isola di Lampedusa perché si trova in una posizione unica: ponte naturale tra fauna africana ed europea”, ha spiegato Di Bari. “La fauna chirotterologica dell’isola, cioè quella dei pipistrelli, era ancora poco studiata”.
Il team, composto da quattro ricercatori, ha utilizzato tecniche non invasive per monitorare la fauna locale, evitando di disturbare gli animali. Tra le metodologie impiegate: l’indagine acustica con bat detector, l’ispezione di rifugi naturali e artificiali (come bunker della Seconda guerra mondiale) e, soprattutto, l’analisi genetica del guano, le feci dei pipistrelli. Proprio questa tecnica – il cosiddetto mini barcoding – ha permesso di identificare la nuova specie.
“Grazie all’analisi genetica, abbiamo confermato che il pipistrello trovato appartiene a una specie africana mai segnalata prima in Europa”. Il Miniottero del Maghreb è il protagonista della notizia, ma non è stato l’unico ritrovamento. Il team ha confermato la presenza di Plecotus gaisleri, un’altra specie di origine nordafricana, già rilevata a Pantelleria, e di Rhinolophus mehelyi, il ferro di cavallo di Mehely, specie in declino presente solo in Sardegna, Sicilia e Puglia.
“Queste scoperte rafforzano l’idea che Lampedusa sia un crocevia di biodiversità e pongono l’attenzione sulla necessità di tutelare habitat e specie protette”, ha detto Di Bari. Lo studio rappresenta solo l’inizio di un percorso più ampio. Di Bari ha anticipato che tra i prossimi obiettivi c’è l’esplorazione dell’isola di Linosa, per proseguire il monitoraggio della fauna chiropterologica dell’area. Il suo dottorato, avviato da poco, si concentrerà proprio sulla biodiversità dei pipistrelli siciliani.
Nell’intervista, Di Bari ha anche affrontato un tema culturale: la diffidenza popolare verso i pipistrelli. “Ci sono molte credenze sbagliate: che si attacchino ai capelli, che succhino sangue. Sono tutte fake news. In realtà, sono fondamentali per l’ecosistema: si nutrono di insetti e sono ottimi indicatori ambientali”.
Infine, un cenno a Siracusa. La provincia, ha spiegato il ricercatore, vanta due tra i siti riproduttivi di pipistrelli più importanti della Sicilia: Grotta Palombara e Grotta dei Pipistrelli a Pantalica, che ospitano colonie numerose e preziose.
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