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“Un’idea distorta della funzione pubblica”: le accuse e le intercettazioni che “inguaiano” Pippo Gianni

Dagli atti di indagine Gianni appare disinvolto nel fare pressioni nei confronti di aziende private e dei dirigenti che non la pensano allo stesso modo, così come nella violazione delle regole quando ha annullato le contravvenzioni di automobilisti conosciuti

“Un’idea distorta della funzione pubblica”. Così il Gip Salvatore Palmeri dipinge il sindaco di Priolo Pippo Gianni, arrestato ieri nell’ambito di un’indagine della Procura della Repubblica di Siracusa, a seguito dell’atteggiamento assunto dal primo cittadino nei confronti degli imprenditori (sia di coloro che operano nel territorio priolese, sia di coloro che partecipano a gare di appalto), e nei confronti dei dirigenti del Comune.

Le accuse

Istigazione alla corruzione, tentata concussione, concussione, falsità materiale ed ideologica in atti pubblici (quest’ultima in concorso con altri 3 indagati tra cui il vicecomandante della Polizia municipale Eraldo Farina) le accuse mosse al primo cittadino, difeso dall’avvocato Ezechia Paolo Reale. Dagli atti di indagine Gianni appare disinvolto nel fare pressioni nei confronti di aziende private e dei dirigenti che non la pensano allo stesso modo, così come nella violazione delle regole quando ha annullato le contravvenzioni di automobilisti conosciuti.

La zona industriale

Emblematica la vicenda Versalis con l’accusa di tentata concussione che secondo gli inquirenti “costituisce uno strumento ordinario di azione dell’indagato che non teme di lanciare avvertimenti espliciti a coloro che mostrano difficoltà nell’accontentarlo”.  Nel corso di una conversazione intercettata, il sindaco chiede ai dirigenti della società del gruppo Eni di favorire una grossa azienda di Priolo nell’appalto per la manutenzione degli impianti spiegando che in tale azienda lavorano tanti priolesi (durante un primo incontro aveva già consegnato un bigliettino su cui aveva scritto i nominativi di quattro soggetti di cui richiedeva l’assunzione).

Il primo cittadino, dopo aver consegnato un biglietto con il nome dell’azienda e la gara d’appalto di riferimento, inizia a riferire agli interlocutori di tenere in alta considerazione le loro istanze e di avere cacciato il dirigente proprio perché la sua attività infastidiva la zona industriale. Gianni chiarisce di non voler fare ricatti ma “politica” e di essere a disposizione delle grandi aziende, ma di volere in cambio assunzioni di gente di Priolo lamentandosi di chi assume personale di altri comuni. Il 25 febbraio scorso Gianni ipotizza una propria candidatura alle elezioni regionali (non avverrà), con conseguente vittoria e nomina ad assessore all’Industria, ma il dirigente Versalis gli spiega che assumere personale indicato dal sindaco – non più giovanissimo – è difficile perché in contrasto con la politica aziendale.

“Diamo una mano a questi disgraziati – si legge – che subiscono dalla mattina alla sera. Anche io sto cercando di dare una mano a tutti, anche gli ex detenuti, le persone di cinquant’anni, gli ex tossicodipendenti che vogliono rifarsi una vita, è il caso di dargli una mano. Sono grato, se sbagliano buttateli fuori a calci in culo, se non lavorano calci in culo e vadano a casa, ma se lavorano. Non so se, forse sto… lei pensa che sto esagerando”.

Ma l’esponente di Versalis non cede e Gianni racconta un aneddoto ricordando un episodio in cui avrebbe inviato una squadra a fare un controllo in un’azienda di un imprenditore che non avrebbe assunto soggetti da lui indicati.

“Mi sto sbagliando?” chiede Gianni, “No, il messaggio è chiaro” la replica. E quindi il sindaco: “mi dia una mano per darvi una mano. Date una mano per darvi una mano. Io non ho interesse di nessun tipo, non mi devo arricchire, non ho figli, parenti, cugini, nipoti che devono andare a … sono litigato con tutti perché non faccio niente, compresi i miei figli che secondo loro non faccio niente per loro, faccio per tutti tranne per loro. Non lo posso fare”.

E che non lo faccia per sé, per economia personale, lo si evince anche da un’altra conversazione intercettata:

“Lei non lo sa, ma io non prendo nemmeno lo stipendio da Sindaco. Li ho messi in un capitolo e sto facendo le start-up per i giovani. Con i soldi che recupero io, 10.000,00 euro per ogni idea che mi portano i giovani. Non mi faccio pagare come medico, faccio il medico gratuitamente da sempre. Ora da 4 anni ancora più gratuito perché non avendo più la convenzione con la mutua, quindi, è una missione”.

Secondo i magistrati, i poteri connessi alla sua funzione pubblica vengono branditi come armi da utilizzare non quando è corretto farlo, ma quando il soggetto non si uniforma al suo volere. L’obiettivo perseguito dal sindaco venuto alla luce con le indagini preliminari appare quello di alimentare un sistema clientelare. Zona industriale al centro dei pensieri di Gianni, che a colloquio con i vertici di Sonatrach li invitata a prorogare contratti di lavoro (riuscendoci) e di favorire imprese nelle gare di appalto che l’azienda di Augusta avrebbe da lì a poco posto in essere rammentando l’arrabbiatura con il dirigente Versalis.

Le vicende dei dirigenti

Che il sindaco Gianni avesse una forte personalità certo non deve spiegarlo nessuno, ma emblematiche sono le vicende relative ai due dirigenti comunali che hanno cercato invano di spiegare al sindaco le ragioni del loro operato, ma ricevendo al contrario indifferenza e intenzioni ritorsive. In un’occasione avrebbe minacciato di rimuovere un dirigente qualora non avesse accolto l’istanza di patrocinare una manifestazione culturale attraverso la concessione dei locali del teatro comunale e il riconoscimento di un contributo economico. Alla fine la manifestazione ha effettivamente ricevuto il patrocinio del Comune (anche se l’evento si è dovuto svolgere in un luogo diverso), e il dirigente, dopo essere stato messo “in ferie forzate”, è stato effettivamente rimosso dall’incarico attraverso una rotazione dirigenziale.

Situazione simile a quella accaduta a un altro dirigente comunale, minacciato di essere rimosso qualora non avesse revocato in autotutela o reso inefficaci i provvedimenti amministrativi sfavorevoli nei confronti del lido The Beach, stabilimento balneare di proprietà dell’allora assessore comunale Diego Giarratana (non indagato), che chiede l’intervento del primo cittadino. Per il gip si tratterebbe anche in questo caso di una violazione del principio di separazione tra potere politico e amministrativo. Emergeva dalle intercettazioni che il dirigente, a seguito dell’attività di acquisizione documentale da parte della Polizia giudiziaria nel suo ufficio, decideva di “vederci chiaro” nella questione dei lidi. organizzando una verifica sul posto assieme ai vigili urbani di Priolo Gargallo, che si concludeva con l’accertamento di irregolarità urbanistiche nei confronti (anche) del Lido The Beach, seguito dall’emanazione di un ordine di demolizione:

devo passare il permesso al sindaco per fare il mio lavoro? Fatemi capire… devo passare il permesso? Glielo devo dire a lui?”.

È quello che gli inquirenti ascoltano durante una conversazione tra il dirigente e un assessore. Da quel momento Gianni e i suoi interlocutori cercando di comprendere come trasferire il dirigente in un altro settore avviando un dossieraggio volto a monitorare tutta l’azione amministrativa passata per scovare irregolarità o mancanze. “Facciamo una carpettina…” – dice il sindaco alla sua vice Maria Grazia Pulvirenti. Poi lo scontro tra sindaco e dirigente senza alcuna intimazione né minaccia, ma con toni evidentemente esasperati tra i due. Quindi il dirigente denuncia il sindaco perché rimosso dall’incarico, prima di scegliere il trasferimento al Comune di Siracusa.  “La pericolosità espressa dal primo cittadino di Priolo Gargallo è pertanto assai rilevante – secondo il Gip che condivide le tesi della Procura – giacché lo stesso non ha cambiato atteggiamento anche dopo essere venuto a conoscenza del procedimento penale a suo carico per tentata concussione originato dalla denuncia” del funzionario.

Le multe cancellate

Nel calderone di questa indagine finiscono anche il vicecomandante della Polizia municipale Eraldo Farina e due automobilisti sanzionati con un verbale di accertamento di violazione al Codice della Strada. Il sindaco, ricevuto il verbale dalle mani dei due, lo faceva consegnare ai Vigili urbani chiedendone l’annullamento nonostante la validità degli atti. Poca roba, rispetto al resto, ma tanto basta per convincere il Gip Palmeri ad applicare la misura degli arresti domiciliari in considerazione della rete dell’indagato all’interno del Comune di Priolo Gargallo, “attraverso cui potrebbe continuare a perpetrare condotte illecite simili a quelle contestate”.


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