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Venerdì decisivo per la zona industriale, a Siracusa manifestazione sindacale e a Roma il tavolo ministeriale

Venerdì mattina si terrà una partecipata manifestazione organizzata da Cgil e Cisl, mentre a Roma si terrà il tavolo al Mise da cui si attendono risposte rassicuranti per il futuro del polo petrolchimico

Gli occhi e il cuore a Siracusa, le orecchie ben tese a Roma. Quella di venerdì sembra essere una giornata cruciale per il polo industriale di Siracusa. Per quella data è infatti prevista a Siracusa la manifestazione indetta da Cgil e Cisl (la Uil si è defilata), mentre a Roma, al contempo al Mise, il ministero dello Sviluppo Economico, è previsto un tavolo congiunto tra Governo nazionale, quello regionale, sindaci del territorio e parti sociali. In mezzo c’è il futuro del polo industriale, oggi avvolto da una densa nube di incertezza, acuita dallo scoppio della guerra in Ucraina e dall’imminente embargo al petrolio russo. Che potrebbe paralizzare la produzione di Lukoil e a catena di tutto il polo industriale.

Un’ipotesi che i sindacati non vogliono nemmeno prendere in considerazione e proprio per questo venerdì hanno indetto un corteo che si snoderà da piazzale Marconi per culminare sotto la Prefettura, dove verrà allestito un palco da cui parleranno i segretari provinciali e nazionali di Cgil e Uil. Ma come detto, si ascolteranno con grande attenzione anche tutte le informazioni o le voci, che verranno fuori dal Mise.

Siamo di fronte a un bivio – afferma senza mezzi termini in occasione della conferenza stampa di presentazione della mobilitazione di venerdì, Roberto Alosi, segretario provinciale Cgil -. Il territorio può uscire da una crisi vasta, anche se a oggi corre concretamente il rischio di ridimensionamento e marginalizzazione. Crediamo che la vastità della crisi che incombe, possa anche essere tema di rilancio di un polo che può agganciare il futuro in ottica di transazione industriale, ma occorre che il tema dello sviluppo diventi centrale nell’agenda del governo regionale e nazionale.”

Al suo fianco l’omologa della Cisl, Vera Carasi che fin da subito ha voluto specificare come l’iniziativa di venerdì sia una manifestazione “per” e non “contro” il polo petrolchimico siracusano. “Abbiamo acceso i riflettori su questa vicenda – specifica la sindacalista- e saremo ovviamente presenti anche al tavolo ministeriale, auspicando in risposte positive e definitive. Le criticità del polo industriale sono molteplici, ma è ovvio che al momento la maggiore preoccupazione deriva dalla possibile chiusura degli stabilimenti.”

Nella sede della Cgil era presente il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, che venerdì non sarà fisicamente al fianco dei sindacati, ma porterà le loro istanze al Mise. “Questo tema – ha detto – ha condivisione assoluta. Mi auguro che il futuro di Lukoil sia in una vendita privata ma non a un fondo di investimento”. Il primo cittadino di Siracusa ha anche anticipato quale sarà la sua richiesta al tavolo del Mise. “Chiederò – ha spiegato – che oltre alla garanzia Sace vi sia una seconda garanzia da parte dello Stato, proprio come fatto in passato con Fincantieri. Il polo industriale non rappresenta solo il nostro presente e il nostro futuro, ma è anche identità del nostro passato che non può andare perduta.”

L’ultimo intervento è stato quello di Rosanna Magnano, coordinatrice pro tempore della Consulta delle associazioni di Categoria di Siracusa che include Confagricoltura, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Copagri, Legacoop, Claai e Cia.

Nonostante i numerosi avvertimenti e le prese di posizioni preoccupate, assistiamo oggi alla possibilità di una catastrofe socio-economica senza precedenti per il nostro territorio – spiega Magnano – con gravi ripercussioni a livello regionale e nazionale. L’importanza strategica di Lukoil, corroborata dai dati sulla percentuale di prodotto raffinato destinato alla commercializzazione nazionale, pari a oltre il 20%, era chiara da tempo e da tempo avevamo provato in tutti i modi a sollecitare un intervento sostanziale da parte del Governo; a ridosso della scadenza imposta dall’embargo contro il petrolio russo, l’unico lavorato al momento dagli impianti Lukoil – conclude – ci troviamo comunque a rischio chiusura”.

A meno che dalla capitale non provengano notizie positive.


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