Il segretario generale della Cgil di Siracusa, Roberto Alosi, lancia l’allarme sul futuro occupazionale dei dipendenti del depuratore consortile Ias di Priolo Gargallo e di quelli dell’intera area industriale di Siracusa. L’impianto negli ultimi giorni è tornato al centro delle cronache visto il provvedimento con cui il Gip di Siracusa “non autorizza la prosecuzione dell’attività produttiva come previsto dal decreto interministeriale del 12 settembre 2023“.
Il provvedimento del giudice del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, è del 31 luglio scorso, e riguarda il depuratore Ias, in cui si trattano i reflui civili di due Comuni, Priolo e Melilli, e i fanghi della zona industriale siracusana, posto sotto sequestro dal giugno del 2022 nell’ambito di un’inchiesta della Procura per disastro ambientale. Un provvedimento, quello dello stop al conferimento ai fanghi che è stato impugnato dai ministeri dell’Ambiente e delle Imprese, rispettivamente guidati da Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso.
Ma in mezzo a questa contesa politico – giudiziaria c’è sempre da comprendere quale potrà essere il futuro dell’impianto consortile (anche alla luce del fatto che le grandi aziende stanno provvedendo a sviluppare propri impianti di depurazione) e di conseguenza quale sarà il futuro dei lavoratori del polo industriale.
Alosi senza troppi giri di parole parla di uno scenario “drammatico con importanti responsabilità dei governi nazionale e regionale. E drammaticamente contingentato è il tempo che rimane per affrontare gli aspetti fondamentali dell’intera questione industriale del nostro Polo nell’ambito di una visione comune e di prospettiva futura ecocompatibile per l’intera area. All’orizzonte si profila una divergenza di vedute fra Governo e Magistratura già annunciata dalla Sentenza 105/2024, che spariglia le carte e che richiama, fra gli altri, gli artt. 9 e 41 della Costituzione che introducono fra i limiti invalicabili alla libera attività economica “ i danni alla salute e all’ambiente”. Una sentenza che cambia la prospettiva e accelera una crisi industriale alla ricerca di una via d’uscita che, se non avvistata velocemente, può paralizzare l’intero assetto industriale. Per la prima volta la Suprema Corte interviene esplicitamente citando la riforma della Costituzione in chiave ambientale e per la difesa delle future generazioni.”
Per Alosi si tratta di un messaggio molto chiaro che segna “un irreversibile cambio di passo culturale che investe in pieno il nostro assetto industriale, rispetto al quale occorre accelerare quei processi per i quali la Cgil si spende da anni, ovvero la bonifica, l’ammodernamento tecnologico, l‘applicazione rigorosa di prescrizioni e una progettazione seria di trasformazione industriale in vista di un graduale e progressivo processo di decarbonizzazione. Da parte nostra, da mesi chiediamo di sapere quali scelte di politica industriale intendono mettere in campo il Governo nazionale e regionale per il nostro insediamento petrolchimico, quale cronoprogramma di trasformazione nella direzione di un ecosistema industriale moderno, compatibile e tecnologicamente avanzato all’interno di un credibile piano di rigenerazione industriale. Interrogativi lasciati ancora insoluti dal Governo nazionale e regionale, quest’ultimo peraltro azionista di maggioranza dell’impianto Ias.”
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni