Ha capito di aver esagerato, di aver sbagliato, di aver ecceduto nella confidenza con un’aula che conosce bene da decenni. Il consigliere comunale Franco Zappalà, dopo la battuta infelice sul “virus” di genere, ha deciso di rivolgere le sue più sincere scuse al presidente del Consiglio, ai colleghi consiglieri, al sindaco e a tutti coloro che si sono sentiti offesi in qualche modo dalle sue parole.
“È chiaro che solo chi non mi conosce bene e non è familiare con il mio modo di scherzare, spesso condito di autoironia come nei miei interventi in Consiglio comunale – scrive nella nota di scuse – possa pensare che dietro una battuta, seppur infelice, si nasconda un pensiero o qualsiasi forma di discriminazione. La mia storia politica personale, infatti, dimostra quanto io sia sempre stato vicino a tutte le persone, senza distinzione alcuna”.
Arcigay, Stonewall e Agedo hanno chiesto scuse ufficiali (ottenute a questo punto) e le dimissioni del consigliere, criticando questo modo di rivolgersi in aula durante una seduta ufficiale. La collega Sara Zappulla, esponente del Partito democratico e arrivata in ritardo al civico consesso di ieri e quindi assente in quel momento iniziale, ha scritto al presidente del Consiglio comunale Alessandro Di Mauro chiedendo di fermare i lavori e che ciò non accada più.
E quindi sì, anche se Zappalà è un personaggio anche folkloristico con i suoi modi di fare, avrebbe dovuto – e dovrebbe – stare più attento nelle esternazioni. Soprattutto in Consiglio comunale. E oggi, con queste scuse, lo riconosce. “Figuriamoci se nel 2025 io possa nutrire qualunque forma di discriminazione nei confronti della comunità Lgbt+ – conclude il consigliere – alla quale comunque desidero porgere le mie più sentite scuse”.
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