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Assolto in appello il giudice Nicola Russo: “la fine di un incubo”. Coinvolto dopo le dichiarazioni di Amara e Calafiore

Il verdetto ribalta la sentenza di primo grado, emessa il 14 settembre 2020 dal tribunale della Capitale, che aveva condannato il 50enne magistrato del consiglio di Stato alla pena di 11 anni di reclusione

La Corte di Appello di Roma ha assolto dall’accusa di corruzione, con formula piena “perché i fatti a lui ascritti non sussistono”, il consigliere di Stato Nicola Russo.

Il verdetto ribalta la sentenza di primo grado, emessa il 14 settembre 2020 dal tribunale della Capitale, che aveva condannato il 50enne magistrato del consiglio di Stato alla pena di 11 anni di reclusione.

L’inchiesta della Procura di Roma aveva destato scalpore mediatico portando nel 2019 ai domiciliari il magistrato: le indagini hanno riguardato alcuni provvedimenti cautelari del Consiglio di Stato, ritenuti dall’accusa pilotati, e sono state fondate sulle dichiarazioni dei presunti pentiti Amara e Calafiore, ritenute attendibili dai pm.

“Per me e la mia famiglia è la fine di un incubo, la fine di lungo, brutto sogno – spiega Nicola Russo –. Ho sempre nutrito piena fiducia sull’operato della magistratura. Dopo tanta sofferenze per accuse infamanti, sono felice che sia emersa in maniera chiara la mia estraneità a fatti molto gravi”.

Il magistrato – ancora imputato anche nell’inchiesta che coinvolge l’immobiliarista Ricucci – potrebbe essere reintegrato pienamente al lavoro nei prossimi mesi. Il consigliere è assistito dagli avvocati Giorgio Martellino e Concetta Russo.

(ANSA)


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