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Contrae l’epatite in corsia all’Umberto I: risarcito 30 anni dopo. Indennizzati moglie e figli dopo la sua morte

Tre anni dopo, a causa della patologia contratta, muore. E i suoi familiari, la vedova e i figli, ricevono un altro risarcimento

Contrae un’epatite in corsia a causa di sangue infetto e viene risarcito come vittima primaria, seppur dopo trent’anni, assieme alla moglie, per oltre 570mila euro. Ma tre anni dopo, a causa della patologia contratta, muore. E i suoi familiari, la vedova e i figli, ricevono un altro risarcimento, come vittime secondarie, dal ministero della Salute, per circa mezzo milione di euro.

Nunzio, ricoverato all’ospedale Umberto I di Siracusa nel giugno 1981 a seguito di un incidente stradale, viene sottoposto a emotrasfusione. Nel 2003 viene nuovamente ricoverato e – come sarà poi accertato – gli viene diagnosticato il contagio da epatite da virus HCV. Il nesso tra la trasfusione e l’infezione contratta veniva accertata dalla commissione medica ospedaliera a seguito della visita cui si sottopone nel 2006.

Difeso dall’avvocato Dario Seminara, Nunzio e la moglie, previa consulenza medica in punto alla causa dell’epatite, ottengono dal Tribunale di Catania sentenza (2462/12) di condanna del Ministero della Sanità, colpevole di non aver controllato il sangue dei donatori, con 482.493 euro quale risarcimento del danno per il paziente, e 48.000 euro per la coniuge quale risarcimento del danno cosiddetto “da rimbalzo”, per il disagio susseguente alla malattia del marito.

Dopo esser stato risarcito, Nunzio muore il 3 marzo 2015 proprio a causa della patologia in questione. E la vedova con i due figli tornano allo Studio Seminara&Associati, che richiede questa volta per gli stessi il danno da perdita del congiunto, oltre che il danno terminale, avendo il congiunto molto sofferto, nell’ultimo periodo della sua vita, mentre vedeva avvicinarsi la morte.

Superando l’opposizione dell’Avvocatura dello Stato, difensore ex lege del Ministero della Salute, il giudice Giorgio Marino del Tribunale di Catania, previa nuova consulenza medica per verificare il nesso tra il decesso e l’epatite contratta all’ospedale Umberto I di Siracusa, con sentenza 828/24 del 12 febbraio scorso, ha condannato il ministero della Salute al pagamento, per la vedova e i due figli, di circa 500.000 euro comprese le spese degli avvocati.


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