In tendenza

Dal Camerun a Siracusa con il sogno del kung fu: la storia dei gemelli Demba e Tamba

I protagonisti sono Demba e Tamba. Sono gemelli, hanno 17 anni e hanno toccato la terraferma (Lampedusa) nel novembre del 2023

Dal Camerun alla Tunisia. A piedi. Per sei mesi. Poi la traversata fino a Lampedusa, infine Siracusa. Un viaggio lungo, estenuante, duro, per inseguire un sogno: la carriera nel mondo del kung fu. Questa potrebbe essere una storia come tante. Una di quelle storie narrate sui libri e dalla cinematografia, anche recente con “Io capitano”. L’ennesima storia di speranza.

I protagonisti sono Demba e Tamba. Sono gemelli, hanno 17 anni e hanno toccato la terraferma (Lampedusa) nel novembre del 2023. Non conoscono ancora la lingua italiana, ma sono determinati a imparare. A Siracusa vengono accolti (tramite il progetto Fami con Insieme Consorzio umana solidarietà e soc coop opera prossima) da Ramzi Harrabi, il loro tutore pro tempore, che li tratta un po’ da figli e un po’ da fratello maggiore, un po’ paterno e un po’ severo quando serve.

Ma solidale perché, probabilmente, nei loro occhi vede quella fiammella della speranza e della fiducia nel futuro, che neanche un lungo ed estenuante viaggio ha spento.

Demba ha partecipato e trionfato in molte gare di Kung fu in Africa, anche se “da piccolo sognavo di fare il calciatore”, racconta. E questo perché il pallone, anche in Camerun, è lo sport che va per la maggiore, molto di più delle arti marziali. A 5 anni l’incontro con il suo maestro diventa rivelatore: il pallone non è più un obiettivo. È un bambino. Eppure, complice l’empatia con il maestro, in lui comincia a farsi strada la passione per le arti marziali.

La famiglia di Demba è di origini umili: lavora solo il papà e vivono con poco. Questo non è un limite però, così i genitori investono quello che possono nella carriera di Demba, con il fratello Tamba primo sostenitore del gemello. Sfortunatamente questo equilibrio viene rotto: il padre muore e la mamma “non ha niente – racconta Tamba – può solo dedicarci le sue preghiere”.

La situazione sembra senza speranza, così i due decidono di partire. Riescono a mettere da parte un piccolo gruzzoletto e via verso il sogno, attraversando il deserto, superando il mare, coltivando la speranza, sperando nel futuro.

Demba e Tamba si somigliano molto: stessa corporatura, stessa altezza, stesso sorriso. E dopo la sofferenza del viaggio, dopo aver lasciato “casa”, dopo aver lasciato la madre (con la quale si sentono telefonicamente), si sentono uniti, sempre di più. Soli, ma insieme.

“Sono sicuro che mio fratello riuscirà a diventare campione europeo, come desidera, e sarà il mio orgoglio”, dice sorridendo Tamba.

Demba è irrefrenabile. Anche durante l’intervista ci tiene a fare una piccola dimostrazione di kung fu. È giovane, agile e pieno di passione. Magari chissà, qui in Italia, riuscirà a trovare la stessa empatia con un altro maestro, come in Camerun. Perché al netto dei confini, fisici o mentali che siano, l’umanità è universale. E allora, che il sogno diventi realtà. Oggi, domani… Futuro.


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni