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Il gip di Siracusa solleva la questione di legittimità costituzionale delle norme “salva Isab e Ias”

Legambiente punta anche il dito contro la Regione, accusata di "inerzia" per quanto riguarda la gestione di Ias e le prescrizioni imposte dal decreto del Ministero delle Imprese

Il gip del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, lo scorso 12 dicembre ha sollevato alla Consulta la questione di legittimità costituzionale di una delle norme riguardanti il “salva Isab”. Lo afferma Legambiente Sicilia, che rende note le considerazioni del giudice davanti al quale è in corso l’incidente probatorio per accertare le ipotesi accusatorie avanzate dalla Procura di Siracusa nel procedimento penale sul depuratore consortile Ias di Priolo Gargallo per disastro ambientale.

Il “salva Isab” è un provvedimento varato dal Governo nazionale per “blindare” il Petrolchimico di Siracusa, dove nell’ultimo anno si sono verificati due eventi capaci di metterne a rischio la sua stessa sopravvivenza che avrebbe potuto causare effetti sia dal punto di vista energetico, sia da quello occupazionale.

Il 22% del carburante che circola in Italia viene raffinato negli stabilimenti del Siracusano e poi c’è la questione occupazionale perché qui lavorano, tra diretti ed indotto, circa 8 mila persone. Un terremoto è stata l’inchiesta per disastro ambientale della Procura di Siracusa culminata con il sequestro, firmato dal gip di Siracusa, del depuratore Ias, in cui si trattano i reflui civili di due Comuni, Priolo e Melilli, ed i fanghi della zona industriale. Il Governo nazionale, con il “salva Isab”, dal nome delle raffinerie che dalla Lukoil sono passate al fondo cipriota Goi Energy, ha ritenuto di fatto la zona industriale del Siracusano, compreso l’impianto Ias, sito di interesse nazionale, assolutamente strategico nel settore energia.

I dubbi del gip del Tribunale di Siracusa riguardano una specifica norma per cui “in caso di sequestro preventivo da parte dell’autorità giudiziaria di stabilimenti industriali dichiarati di interesse strategico nazionale o di impianti o infrastrutture necessari ad assicurarne la continuità produttiva, il depuratore Ias, consente al giudice di autorizzare la prosecuzione dell’attività se sono state adottate misure di bilanciamento tra le esigenze dell’attività produttiva e dell’occupazione e la tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente”, spiega Legambiente Sicilia.

Nelle tesi degli ambientalisti, il decreto salva Isab/Ias  “pregiudica il diritto alla salute e all’ambiente ed è sbilanciato verso il diritto alla libera iniziativa economica privata”.  Secondo quanto indicato dagli ecologisti, il decreto “sostituisce le prescrizioni più rilevanti delle autorizzazioni vigenti, consentendo l’immissione di reflui connotati da percentuali di inquinanti di gran lunga superiori ai limiti di legge”. Dalla lettura dell’ordinanza del Gip “risulta evidente che ad essere sotto accusa è l’intero impianto normativo messo in piedi in seguito al sequestro preventivo per evitare la chiusura del depuratore – ritenuto dai giudici inidoneo strutturalmente a trattare i reflui industriali – e garantire la continuità produttiva del polo petrolchimico di Siracusa” spiegano da Legambiente.

Ancora una volta – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – in Italia si costringe la magistratura ad intervenire su problemi lasciati insoluti per anni dalle altre istituzioni e dalla politica nazionale e locale. Da mesi si registra l’inerzia più assoluta da parte della Regione, proprietaria dell’impianto, alla quale il decreto del Ministero delle imprese dello scorso settembre attribuisce la fondamentale funzione di coordinamento per realizzare le indispensabili opere di adeguamento dell’impianto e risolvere le questioni ambientali”.


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