“Impressio in-urbe” percorre le tessiture dello spazio urbano: la materialità delle architetture, di angoli e prospettive di una città che non vedrete mai. Una scomposizione in dettagli del manto della città da cui emerge la materia lacerata, apparentemente immobile. È l’impronta, la traccia che ogni cosa e ogni gesto lasciano di sé, identikit (e vivisezione) dello spazio e del tempo della città.
Impressio in urbe è una serie prodotta da Nomadica con la collaborazione di varie Accademie di Belle Arti italiane. Ogni film (ad oggi Bologna, Siracusa e, ancora inedito, Brescia) ricostruisce un’“impressione della città”. È un viaggio caleidoscopico nel tempo e nello spazio urbano, una decostruzione della superficie delle cose, attraverso la ripresa e la messa-in-rilievo dei suoi frammenti. A seguire una messa insieme di questi segni che compongono l’estetica urbana, con i particolari che creano il tutto, gli atomi che compongono le cose: la materia e i pattern delle architetture cittadine, le linee di certe piazze e palazzi, la pelle scorticata delle città.
La presenza umana è fuggevole e fuori fuoco, sullo sfondo, mentre le voci e i rumori della città si intrecciano e rimbombano incomprensibili. La grandezza delle grandi architetture resta lontana e distaccata nella propria apparente fissità, ma la città si consuma nei secoli, con tempi altri da quelli dell’essere umano. Così veniamo attraversati dal tempo e dalla materia di ogni luogo, con un gioco che per certi versi è un esperimento storico e scientifico. Si annullano le linee prospettiche, i punti di aggancio, la percezione è costretta a uno sforzo superiore, a superarsi. Una partecipazione che, per quanto concreta, resta precedente alla fase di razionalizzazione di ogni forma, paragonabile all’attività percettiva dei momenti in cui l’occhio, non riuscendo a focalizzare immediatamente, percepisce forme “altre” prima che queste riacquistino la loro consueta familiarità. In un principio caro ai greci per cui sono le cose che si proiettano al nostro sguardo. E il nostro sguardo non è il centro delle cose. Il cinema, forse.
Un progetto di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone, realizzato all’interno di un laboratorio con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti “Rosario Gagliardi” di Siracusa: Lia Abbruscato, Veronica Bedova, Ester Greco, Miriam Micieli, Alessandra Natale, Antonio Papa, Greta Pirruccio, Seby Roccaro, Antonino Santacroce, Eric Silverio, Michela Vinci. Coordinamento: Niccolò Benetton. Direttore dell’Accademia di Bella Arti – MADE Program: Alessandro Montel. Prodotto da: Nomadica.eu e MADE Program – Accademia di Belle Arti “Rosario Gagliardi”.
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