Con il senatore e commissario provinciale del Partito democratico, Antonio Nicita

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Legge di bilancio e credito d’imposta, Miceli (Cna): “Misure non adatte alle piccole imprese”

A lanciare l'allarme è Cna Siracusa

Nuova legge di bilancio e cancellazione del credito di imposta del Mezzogiorno: una somma che rischia di mettere in ginocchio piccole e micro imprese. A lanciare l’allarme è Cna Siracusa: “Il credito di imposta ha aiutato oltre 6mila aziende a Siracusa su 10mila, di cui mille in questo momento sono occupate a fare investimenti – ha spiegato Gianpaolo Miceli, segretario Cna – la nuova misura non è adatta a queste realtà piccole”.

Cna Siracusa, che accusa la politica di tenere un silenzio assordante sulla vicenda, ha anche inviato una lettera aperta indirizzata ai sindaci della provincia di Siracusa e alla deputazione regionale e nazionale, manifestando profonda preoccupazione circa la manovra di bilancio del 2024 e le recenti modifiche legislative, tra cui la conversione in legge del Decreto Sud.

Nel messaggio, Cna sottolinea come il disegno di legge di bilancio del 2024 non confermi l’importante strumento del credito d’imposta per le imprese che acquistano beni strumentali nuovi nelle regioni del Mezzogiorno, fondamentale per sostenere gli investimenti e la crescita del settore produttivo locale. Inoltre, il Decreto Sud introduce un nuovo beneficio collegato alle Zone Economiche Speciali (Zes), ma stabilisce un limite minimo di investimento di 200mila euro, una soglia che risulta inaccessibile per numerose micro e piccole imprese.

La CNA Siracusa evidenzia altresì la problematica legata alla scadenza imminente del 31 dicembre per il completamento dei cantieri del Superbonus 110%, sottolineando la necessità di una proroga tecnica per assicurare il termine dei lavori, attualmente ostacolati da ritardi nelle forniture e preoccupazioni sulla sicurezza sul lavoro.

Il messaggio si conclude con un appello ai rappresentanti istituzionali per un intervento tempestivo, al fine di individuare soluzioni che salvaguardino le circa 10mila imprese siracusane, oltre a quelle siciliane e del Mezzogiorno in generale, attualmente in pericolo a causa delle decisioni normative in corso.


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