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L’ex hotel Siracusa è un centro di accoglienza per migranti. La Cri: “gli ospiti sostano, a turno, per 7 giorni”

L'intervista a Messina, presidente della Croce Rossa Siracusa: ente che gestisce il centro. Il nodo: la sicurezza stradale

Quello che una volta era l’hotel Siracusa, in contrada Spalla a Melilli, adesso è un centro di “primissima” accoglienza per migranti: un luogo in cui le persone sostano per non più di 7 giorni.

In realtà lo è da qualche mese, ma probabilmente la città se ne sta accorgendo soltanto in queste ultime settimane. Il motivo è presto detto: quella struttura adesso è piena. E la presenza degli ospiti si nota dalla biancheria stesa (che nella fase di passaggio da albergo a centro di accoglienza non c’era) e dal viavai in strada. Proprio questo potrebbe essere il problema che “disturba” i siracusani? Una risposta certa e netta non ci può essere, ma quello che conta è che in contrada Spalla potrebbe delinearsi un problema di sicurezza stradale, soprattutto nelle ore notturne quando è veramente complicato distinguere gente a piedi da dietro il volante di un’auto.

“È un fattore culturale che noi cerchiamo di gestire fornendo ogni informazione possibile, ma spesso capita che nel loro Paese di provenienza siano abituati a camminare in strada a qualsiasi ora del giorno o della notte”, spiega Francesco Messina, presidente della Croce rossa Siracusa (ente che gestisce il centro).

Molto abbottonato a microfoni accesi, ma in modo informale lascia intendere come la Croce rossa in realtà ha anche bisogno di un po’ di comprensione.

Poche parole che però dicono tutto. In un momento storico in cui l’hotspot di Lampedusa ha dovuto fronteggiare l’arrivo di oltre 4 mila ospiti, a fronte di una capienza di 400, e di inevitabili trasferimenti (molti dei migranti all’ex hotel Siracusa vengono proprio da lì) forse una mano la si potrebbe tendere. Un aiuto che in questo caso si traduce nell’andare oltre le apparenze e non puntare sempre e solo il dito contro qualcuno, ma prestare attenzione nei confronti di persone che hanno un vissuto.

Quando si guardano le ciabatte di gomma ai piedi, quando si pensa che bivaccare vicino un centro commerciale sia solo una forma di pigrizia, quando si guarda con superbia l’altro, forse ci vorrebbe un po’ di pazienza in più del solito. E allora, in questo caso, si potrebbe prestare maggiore attenzione in strada.

A rischiare la vita tra le auto in transito, infatti, sono persone che hanno percorso migliaia di chilometri, attraversato deserti, magari vissuto nelle prigioni libiche prima di accettare una traversata rischiosa. A rischiare la vita tra le auto in transito sono veri e propri sopravvissuti. E forse un sacrificio in più, si potrebbe chiedere. Ai cittadini, alla stessa Croce rossa. E anche a loro.


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