Scoperta una nuova specie di pipistrello per l’Europa

In collegamento con Pietro Di Bari, dottorando Università di Palermo, ricercatore del Cnr-Iret e National Biodiversity Future Center

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Il ministro della Giustizia Andrea Orlando a Siracusa: si parla di Pd ma sulle ispezioni in Procura… “non parlo”

Il ministro ha chiarito che si esprimerà in proposito solo quando avrà a disposizione qualche elemento in più ma ha invece garantito un incremento dell’organico al Tribunale del capoluogo

Non parlo delle azioni disciplinari del ministro“. Ecco, alla domanda più attesa, la risposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando è stata la peggiore: no comment. E così la tappa siracusana di questa mattina legata esclusivamente alla campagna interna al Pd per l’elezione del nuovo segretario diventa poco interessante se non per gli addetti ai lavori della politica nazionale.

Il rappresentante del Governo Gentiloni e prima del Governo Renzi oggi sfida proprio quest’utimo per la poltrona da segretario ma ha deciso di non rispondere ad alcun commento sull’ispezione richiesta dalla parlamentare Sofia Amoddio di avviare un’ispezione in Procura  rifiutando quindi di intervenire sul momento a dir poco confuso che investe la magistratura siracusana. Il ministro ha chiarito che si esprimerà in proposito solo quando avrà a disposizione qualche elemento in più. Ha invece garantito un incremento dell’organico al Tribunale del capoluogo, sempre in virtù della richiesta della parlamentare Amoddio e dell’Anm che pressano per avere più personale. Una carenza di organico del tribunale di Siracusa, nel novembre 2016, era stata sollevata anche dal Consiglio superiore della magistratura, che aveva espresso preoccupazione per la riduzione della pianta organica dei giudici, ridotta da 31 a 30 unità. Il personale dovrebbe poter essere aumentato, secondo quanto dichiarato dal ministro, dopo l’espletamento del concorso bandito per 2 mila posti in Italia che dovrà partire nelle prossime settimane.

Poi il ministro Orlando ha parlato a lungo delle questioni politiche e del suo partito, che dopo la vittoria alle elezioni Europee si era illuso di poter andare da solo “ma adesso o si riesce a ricucire un rapporto con le forze della società oppure sarà difficile andare avanti. Dobbiamo ricostruire i rapporti con la società italiana, con le periferie, con il Mezzogiorno e con tutti quelli che non si sono sentiti rappresentati e che mentre si parlava di un’Italia che riparte, rappresentavano il Paese che continua a soffrire. Non abbiamo colto il malessere della gente“.

Il candidato alla segreteria del Pd ha definito “inquietante” la decisione del partito che ha deciso di non mettere il simbolo a Palermo nella ricandidatura di Leoluca Orlando, ritenendo la scelta di non presentarsi ufficialmente e di unirsi con altri partiti magari distanti da quello democratico a livello nazionale come “uno degli episodi di trasformismo politico che rischia di allontanare gli elettori. Le cose fatte sotto banco o con esperimenti tattici allontanano i cittadini dalla politica”. Bisogna cambiare verso, per il ministro che parla solo in veste di politico del Pd, perché la rottamazione promessa da Renzi è fallita e quelli che contavano si sono solo messi da parte e oggi contano più di prima. “Dobbiamo trovare le condizioni per una convivenza diversa e ciò non vuol dire che chi perderà procederà alla scissione – le ultime parole prima di incontrarsi con le attività produttive – È come in una famiglia: le decisioni importanti si prendono dopo un confronto interno e se vinceremo terremo conto delle idee di Matteo Renzi. In questo momento però il Pd vive con una sommatoria di correnti e questa è una delle motivazione che ha portato alla crisi del partito“.

Quindi ha incontrato i segretari provinciali di Cgil e Uil, Roberto Alosi e Stefano Munafò, con il componente di segreteria della Cisl siracusana, Antonio Bruno (in rappresentanza del segretario generale Paolo Sanzaro, trattenuto da altro precedente impegno) che hanno consegnato un documento in cui vengono sottolineate diverse priorità fra sviluppo del territorio, salvaguardia dei posti di lavoro, sicurezza e salute. Un dossier sulle criticità della provincia e sugli stanziamenti mai erogati. “Abbiamo voluto sottoporre all’attenzione del ministro Orlando – hanno dichiarato i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil – la situazione drammatica in cui si trovano i lavoratori e le imprese di questo territorio, nonostante le notevoli opportunità, che avrebbero potuto dettare le condizioni e potrebbero farlo ancora oggi, per uscire dalla crisi, o attutirla, prima e meglio di altri“.

In primis, la questione industriale, a partire dall’accordo di programma per la chimica sottoscritto il 21 dicembre 2005 che puntava alla qualificazione e alla reindustrializzazione del Polo Petrolchimico di Priolo, così come quello riguardante gli interventi di riqualificazione ambientali funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel Sin di Priolo, proseguendo per il piano di risanamento ambientale, un progetto approvato e finanziato per oltre 800 milioni tra pubblico e privato, con una prima tranche di 110 milioni dichiarata erogabile e in realtà rimasta sepolta non si sa dove dal 2008 a oggi. Anche se a tal proposito il ministro Orlando ha detto di essersene occupato nel breve periodo in cui lui è stato ministro per l’Ambiente.

Alosi, Munafò e Bruno hanno messo in evidenza le sofferenze più acute del territorio: tra queste c’è la posizione singolare dell’ex Provincia Regionale, i cui dipendenti sono senza stipendio, e che non rende più alla comunità i servizi – dalla manutenzione delle strade extraurbane a quella delle scuole, giusto per portare un esempio – che erano di sua competenza. Focus anche sul tema delle infrastrutture, inadeguate rispetto alle esigenze e potenzialità della provincia. Tra le opere infrastrutturali bloccate, sono state indicate il raddoppio della statale Catania-Ragusa e il prolungamento della Siracusa-Gela. Infine attenzione puntata anche sulla vicenda dell’Autorità portuale.


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