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Parco degli Iblei, Cafeo (Prima l’Italia): “Mite fermi iter per perimetrazione, no a campagna elettorale a spese del territorio, pronti ai ricorsi”

Dopo un'iniziale proroga di 90 giorni sembra che adesso il Mite abbia "messo fretta" ai Liberi consorzi, invitandoli a inviare le osservazioni entro pochi giorni

Se il ministero della Transizione ecologica ha deciso di usare la vicenda del Parco degli Iblei per fare campagna elettorale danneggiando gli interessi del territorio, non glielo consentiremo mai. Se dovesse passare la perimetrazione del Parco imposta dall’alto saremo pronti a fare le barricate, promuovendo ricorsi”. È la denuncia del parlamentare regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo, dopo la decisione del Mite di anticipare al 20 settembre le osservazioni relative alla perimetrazione dell’istituendo Parco degli Iblei.

Si tratta di un atto commesso in palese malafede – prosegue Cafeo -, non si ha la minima idea del danno che potrebbe subire il territorio”. Nelle scorse settimane era stata concessa, una proroga di 90 giorni per consentire alle amministrazioni locali, che sono 27 in tutto, di predisporre degli incontri con tutte le categorie produttive, al fine di esprimere le proprie valutazioni sulla perimetrazione ed evitare l’imposizione di vincoli che potrebbero rischiare di ingessare il territorio e l’economia.

Invece, con una lettera, il Mite – aggiunge il deputato regionale di Prima l’Italia, Giovanni Cafeo – ha sollecitato i Liberi consorzi ad inviare le osservazioni entro pochi giorni. È un atto che suona come un lascito testamentario devastante per una fetta consistente della Sicilia orientale, visto che il Parco comprende le province di Siracusa, Catania e Ragusa. Che sia una manovra elettorale è comprensibile dalla circostanza che questo Governo ha concluso il mandato. Spetta, invece, al nuovo esecutivo elaborare le proposte che siano frutto di scelte condivise”.

Non si può pensare – conclude l’On. Cafeo – di gestire il territorio da una poltrona, peraltro molto distante dalla Sicilia, e il ministro della Transizione ecologica non ha il diritto di cambiare le sorti di un’intera filiera produttiva che da lavoro a centinaia di famiglie, con un tratto di penna”.


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