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Riscoprire il trasporto pubblico a Siracusa: un’avventura mattutina… in un bus semivuoto

Dal 2 ottobre il servizio, che comprende due dorsali nord-sud, 8 circolari e due linee (Belvedere e Cimiteriale), è attivo e in fase sperimentale per un paio di mesi

La Sais ad aprile ha ufficialmente sostituito l’Ast nella gestione del trasporto pubblico locale di Siracusa. Dal 2 ottobre il servizio, che comprende due dorsali nord-sud, 8 circolari e due linee (Belvedere e Cimiteriale), è attivo e in fase sperimentale per un paio di mesi. Pubblichiamo di seguito la testimonianza di una cittadina, Lorenza Gallo, che ha utilizzato in prima persona il nuovo servizio.

Dover tornare a muovermi in bus a Siracusa, come quando facevo (o speravo di fare) da adolescente, non è stata una decisione semplice. Come fidarsi nuovamente del trasporto pubblico dopo anni di disagi di vario tipo? Di entrate a seconda ora a scuola causa salto delle corse del bus, attese infinite a corso Gelone dopo le lezioni, linee per il mare d’estate tanto affollate da non riuscire neanche a respirare. Ma qual era l’alternativa? Scendere da Viale dei Comuni in Ortigia in bici non è una cattiva idea, sempre se non si considera il traffico mattutino e la fatica del risalire; andare a piedi è troppo dispendioso in termini di tempo; non se ne parla. Acquistare da un giorno all’altro un mezzo di trasporto personale non è, ahimè, tra le mie possibilità. Non mi pare ci sia altra soluzione.

Che poi, da ambientalista, usare il trasporto pubblico non mi dispiace affatto, anzi, ma le esperienze che ho avuto con il servizio AST negli anni passati mi hanno messo in guardia. I bus che vedo circolare da qualche mese hanno, però, una nuova veste e anche una nuova gestione, magari sarà diverso. Proviamo con una veloce ricerca su Google Maps – mio faro nella notte -, non mi deludere anche tu. Mi delude, risposta di Maps: “nessuna soluzione con un mezzo di trasporto pubblico disponibile”. Iniziamo bene. I miei genitori non sono troppo convinti dell’idea, la mamma allora decide di rivolgersi al suo faro nella notte: il tabaccaio vicino casa. “Sì, sono nuove linee: proprio qua davanti c’è la fermata. Vuole dei biglietti?”, le dice e le porge un depliant con la nuova rete delle linee della città. Mia madre me lo consegna come fosse un testo sacro. E con mia grande sorpresa scopro che ho più di un’alternativa, che i bus passano circa ogni 25 minuti, che i biglietti hanno un QR code e che ci sono dei paletti a indicare le fermate. Mi posso fidare? Ci proviamo.

È lunedì mattina, sono le 8.10 e vado alla fermata di fronte alla Questura con un po’ di incertezza. Ci trovo una signora di mezza età con un biglietto del bus in mano. Le chiedo se passa da qui la linea blu – perché la parola di un altro essere umano mi darà sempre più conforto di quella di un sistema informatico -, mi dice di sì. Sono le 8.15 e mi chiedo già quanto dovrò aspettare, quando, dopo qualche minuto dal mio arrivo alla fermata, ecco che passa il bus. Starò forse esagerando, ma pochi possono comprendere questa rara sensazione di soddisfazione, di una cosa che è esattamente così come dovrebbe essere. Una cosa così semplice e naturale sembra avanguardia pura quando sei cresciuta notando che, quelli che in altre parti sono servizi di base per la cittadinanza, da te sono tentativi rivoluzionari di dare un nuovo volto al luogo in cui vivi.

Mi sento quasi impacciata, ma la signora davanti a me fa da apripista: sale sul bus e si ferma davanti all’autista per farsi convalidare il biglietto. Così faccio anch’io visto che, in effetti, non c’è traccia della tipica macchinetta dei bus di linea. Do uno sguardo agli altri passeggeri e ho l’imbarazzo della scelta per il posto su cui sedermi: compresa me, siamo cinque. Sarà l’orario, mi dico, gli studenti l’avranno preso prima per entrare a scuola in tempo. In effetti, non ci sono giovani, solo adulti e qualche anziano. Sarà che adesso il biglietto va comprato e timbrato senza se e senza ma. Sarà che i cittadini sono ormai abituati alla comodità della macchina e a un certo scetticismo verso il trasporto pubblico.

Poco importa, tutto procede regolare, scendo dall’autobus. Sono arrivata. In neanche 20 minuti sono a corso Umberto: alle 8.30 sono in centro storico. L’ho già detto, avanguardia. E ora che faccio? Per sicurezza ero andata larga con i tempi: ho preso il bus appena potevo, che magari quello dopo avrebbe ritardato e poi chissà quanto ci avrebbe messo a scendere in centro, dato che l’unica corsia preferenziale del percorso è quella di via Malta. Mi devo ricredere, adesso ho tempo in più prima di entrare in ufficio. E allora cerco una panchina e mi metto a leggere”.


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