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Siracusa, una discarica a cielo aperto al posto dell’ex porto turistico Marina di Archimede

La richiesta di intervento per bonificare la zona ed evitare conseguenze ben peggiori sarebbe auspicabile. E pure in tempi brevi. Così come la messa in sicurezza

Quanto accaduto in via Elorina, con il maxi incendio che ha sprigionato diossine nell’aria lo scorso febbraio, evidentemente non è stato da insegnamento per nessuno. Alle spalle del Comando della Polizia municipale, a due passi dalla sede di Arpa Siracusa, di fronte al riqualificato mercato Ittico che dovrebbe rivedere la luce dopo tanti anni, ecco i resti di ciò che poteva essere e che non è. E forse non sarà. Il porto turistico ex Marina di Archimede, rimasto abbandonato dopo il rumoroso fallimento di Acqua Pia Antica Marcia, è oggi una vera e propria discarica abusiva.

Vasche da bagno, carrelli del supermercato, legname, immondizia di ogni tipo, inerti e materiale vario fanno bella mostra all’interno di un’area delimitata dalla recinzione e da un cancello da centinaia di chili pronto a cadere. Aperto. Ora, pensare e ipotizzare a un incendio potrebbe sì essere catastrofico, ma certamente non impossibile visto il recente passato in città. E prevenire, invece di curare e lamentarsi, sarebbe cosa buona e giusta. Anche perché lo stato di abbandono è palese, così come la trasformazione dell’area in discarica. La società “Marina di Archimede” è in concordato preventivo dal 2012 ma il liquidatore giudiziale – oltre a pensare alla vendita dell’impresa stessa – ha il compito di tenerla e mantenerla in condizioni di decenza. Anche se le sorti della società dipendono dall’appeal nei confronti di eventuali acquirenti e a un filo giudiziario di cui si attende l’esito.

Soprattutto dopo che il Tar di Catania ha annullato la concessione marittima di Marina di Archimede, avviando così la restituzione sia all’Eni (difesa dall’avvocato Corrado Giuliano) sia alla città delle aree portuali occupate da oltre dieci anni dalle opere del cantiere. Sul punto, infatti, si attende l’esito dell’appello al Cga che potrebbe rideterminare o azzerare il valore d’acquisto della società in liquidazione. Sia come sia, la richiesta di intervento per bonificare la zona ed evitare conseguenze ben peggiori sarebbe auspicabile. E pure in tempi brevi. Così come la messa in sicurezza


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