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“Toxicily”, la Saline di Priolo contro la locandina del docu-film: “Immagine distorta del territorio”

La cosa che Fabio Cilea non riesce a digerire è lo scheletro-zombi di un fenicottero accanto alla parola "Toxicily" nella locandina del docu-film

Il docufilm “Toxicily” potrebbe restituire un’immagine negativa del territorio, tralasciando anche il lavoro di chi ha provato a dare una speranza all’area conosciuta come il triangolo della morte. Questa la polemica che Fabio Cilea, della Saline di Priolo, accende sui social. La cosa che proprio non riesce a digerire è lo scheletro-zombi di un fenicottero accanto alla parola “Toxicily” nella locandina del docu-film.

“L’area industriale del Siracusano non è un sito semplice, – scrive sul proprio profilo Fb Cilea – privo di problematiche e, indubbiamente, presenta tanti aspetti negativi che ancora devono essere risolti ed è necessario parlarne: di questo ne sono fermamente convinto! Non posso però esimermi dall’esprimere il mio pensiero su questa locandina. Realizzare un documentario (o scrivere un libro) sui problemi dell’area industriale di Priolo/Augusta/Melilli lo ritengo legittimo ma non difficile e in questi anni ne sono stati fatti tanti di questi lavori; molto più complicato è raccontare (e ancor di più realizzare) storie belle e positive su quest’area che, alla fine, possano essere d’esempio affinché questo territorio possa liberarsi dall’atavico pensiero che lo connota: “non c’è nulla da fare””.

“Dato che molti mi considerano il “papà dei fenicotteri priolesi” – continua Cilea – (ricordo che nella riserva che gestisco per conto della Lipu e per il Dipartimento Ambiente, si è registrata la prima nidificazione siciliana di questa splendida specie) posso tranquillamente dire che sono infastidito dalla circostanza che un elemento di positività come il fenicottero, di bellezza e di esempio per il territorio, venga rappresentato in questa locandina da uno scheletro-zombi accanto alla parola “Toxicily”. Non so se nel docufilm si parlerà in positivo e/o in negativo dell’area protetta delle Saline di Priolo (e ancor più grave sarebbe se non se ne parlasse affatto – non ricordo di aver mai rilasciato un nulla osta per le riprese) ma, dalla struttura della locandina, viene comunicata un’immagine distorta del territorio e si sfigura negativamente il mio lavoro, dei miei collaboratori e dei tanti volontari che, volente o nolente, hanno contribuito a dare una speranza ad un territorio da sempre dimenticato.”

Dal canto proprio, la produzione ha risposto con un invito in sala, giorno 20 aprile al cinema Aurora, per portare la testimonianza anche di quella piccola oasi a due passi da Priolo.


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