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Caso Evan, mamma e compagno si scontrano in aula: pianti e versioni contrastanti

Tantissimi i punti che non combaciano nel racconto di Blanco e della Spatola: né nella ricostruzione di quella mattina quando Evan perse la vita, né nell'atmosfera che si respirava nell’abitazione

Anche se ormai non c’è più, questa mattina i pianti disperati del piccolo Evan risuonavano nell’aula del tribunale di Siracusa. Durante l’udienza di oggi, infatti, l’accusa ha mostrato e fatto ascoltare le strazianti registrazioni ambientali, raccolte dalle microspie presenti nell’abitazione in cui si sono consumati gli ultimi istanti di vita del bambino.

Alla sbarra Letizia spatola, mamma del piccolo, e il compagno Salvatore Blanco hanno fornito due versioni diametralmente opposte di quegli episodi registrati nell’appartamento a Rosolini dove i due vivevano con Evan – morto a poco meno di due anni – e con l’altro figlio della Spatola avuto da una precedente relazione.

Tanti i punti che non combaciano nei racconti di Blanco e della Spatola: né nella ricostruzione di quella mattina quando Evan perse la vita, né nell’atmosfera che si respirava nell’abitazione.

La prima a essere interrogata è stata Letizia Spatola. Un po’ confusa (come ha ammesso), spesso con le lacrime agli occhi, ha parlato di un clima di terrore dovuto dal comportamento di Blanco al quale lei si sentiva completamente sottomessa.

“Io non ragionavo con la mia testa, vedevo la realtà attraverso i suoi occhi e non con i miei”

E sarebbe proprio questo, a detta della donna, il motivo che l’avrebbe spinta a non reagire e a sottostare alle richieste del compagno, che le avrebbe proibito anche le visite periodiche dal pediatra.

“Non è vero”, ribatte Blanco, continuando a narrare una storia del tutto diversa da quella dell’ex convivente. La Spatola ha anche dichiarato di non essere spesso in possesso del proprio cellulare perché il più delle volte “custodito” da Blanco. Stesso discorso per le chiavi di casa. E l’uomo addirittura le avrebbe nascosto più volte le chiavi delle porte delle camere perché – a detta della donna – era sua abitudine chiudersi in camera con il piccolo Evan, proibendole di entrare.

“Versione poco credibile – afferma Blanco nella sua deposizione –. Lei era la mamma ed era lei che si occupava dei bambini molto più di me. Io non mi chiudevo mai da solo in camera con Evan. Magari sarà capitato qualche volta, ma mai da solo. Al massimo in compagnia del suo fratellastro”.

Ma le due versioni appaiono inconciliabili anche sulla ricostruzione della tragica mattina in cui si è registrata la morte di Evan.

“Lui mi impediva di stare con mio figlio – ha replicato la Spatola-, tanto che una volta ho aperto a calci la porta della camera da letto per fare irruzione”.

Nella sua testimonianza, Blanco ha sostenuto di aver visto Evan a pancia in su all’interno della culla, per poi ritrovarlo esanime (“giusto il tempo di una doccia” ha specificato) e a pancia sotto.

La Spatola, invece, ha sostenuto di aver sentito il bambino pronunciare le parole “mamma, mamma”, trovando il bambino che rigurgitava e già in gravi condizioni. Ma non si preoccupò più di tanto, associando i sintomi del figlio a quelli di sua sorella, la zia di Evan. Tra l’altro, ha spiegato Spatola, in famiglia ci sarebbero altri casi di parenti con patologie i cui sintomi sarebbero simili, tra cui lo zio (fratello della mamma) che soffrirebbe di epilessia.

Andando a ritroso nel tempo, i Pm hanno indagato nella quotidianità dei due, sottoponendo entrambi alle stesse domande. E in quasi tutti i due si accusano a vicenda. Gli esempi potrebbero essere tanti e riconducibili non solo alle ferite sul corpo di Evan ma anche a quelli riconducibili alle violenze che la Spatola dice di aver subito. Tanto che lei accusa Blanco di averla più volte malmenata e addirittura di aver provato a buttarla dal balcone. Ricostruzione smentita dall’uomo.

L’audizione in Aula è proseguita tra accuse e smentite. La situazione è diventata difficile quando il Pm ha chiesto a Blanco di spiegare alcuni suoni contenuti nelle registrazioni che farebbero pensare ad atti sessuali.

Domande che hanno scatenato l’ira dell’uomo che con fermezza ha sostenuto di non fare “queste cose”, chiedendo addirittura di concludere. Dopo una breve sospensione dei lavori e qualche minuto di pausa la situazione è tornata alla normalità e Blanco ha escluso qualsiasi atto sessuale nei confronti del piccolo Evan. Così come ha negato qualsiasi addebito di violenza sulla Spatola.

Prossima udienza fissata il 27 maggio con l’audizione delle parti civili.


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