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Finiscono nell’inceneritore le mascherine chirurgiche scadute e conservate nei magazzini delle scuole di Siracusa

Quello che durante il Covid era un dispositivo "salvavita", oggi è solo un rifiuto da eliminare

Più di tre tonnellate di mascherine chirurgiche da smaltire e portate nel termovalorizzatore Gespi di Augusta. Questo è quanto accaduto alle migliaia di mascherine scadute all’interno degli istituti scolastici di Siracusa. Nate come presidio sanitario “salvavita” e diventate soltanto un peso, o meglio un rifiuto speciale da smaltire.

Dopo oltre due anni di restrizioni a causa della pandemia da Covid, infatti, a partire dal primo settembre 2022 era venuto meno l’obbligo di indossare le mascherine chirurgiche in classe. E quindi tutti quei dispositivi tanto utili e che hanno accompagnato la nostra vita per quasi due anni durante il periodo della pandemia, una volta finita l’emergenza sono rimasti imballati nei magazzini dei vari istituti scolastici e, una volta scaduti, sono rientrati nella categoria dei rifiuti speciali non pericolosi. Il cui costo di smaltimento si aggira sui 500 euro per tonnellata oltre Iva al 22%.

Il Comune di Siracusa a novembre dello scorso anno ha avviato una ricognizione, stimando che nei vari istituti cittadini fossero presenti quasi 3 tonnellate e mezzo di mascherine inutilizzate e inutilizzabili (perché scadute) con un destino segnato. Quelle di finire in discarica. O meglio nell’impianto Gespi di Augusta che per una spesa irrisoria, poco più di 2 mila euro ha “cancellato” quello che con molta probabilità è il ricordo che più ci lega al Covid. Quella mascherina chirurgica introvabile nei primi mesi di pandemia, diventata un peso e un rifiuto oggi che quella esperienza è diventata solo uno spiacevole ricordo.


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