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Musica da camera: note in rosa al Comunale di Siracusa

L’Artea Piano Quartet si è esibito la scorsa domenica. Giorgia Beninati al violino, Arianna Bloise alla viola, Laura Benvenga al violoncello e Lejla Nurkovic al pianoforte, hanno eseguito due importanti pagine della letteratura cameristica

L’Artea Piano Quartet si è esibito la scorsa domenica al Teatro Comunale di Siracusa per la Stagione concertistica degli Amici della Musica. Giorgia Beninati al violino, Arianna Bloise alla viola, Laura Benvenga al violoncello e Lejla Nurkovic al pianoforte, hanno eseguito due importanti pagine della letteratura cameristica. Lo spettacolo si è aperto con il Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore, K 478 di Wolfgang Amadeus Mozart. Con un incipit austero eseguito all’unisono da tutti gli strumenti, l’opera ha messo subito in evidenza il rapporto dialettico fra pianoforte ed archi.

Di ambientazione nettamente drammatica, l’Allegro iniziale ha presentato, nel primo tema, un brusco contrasto fra il perentorio unisono e la cupa scala discendente del pianoforte, elementi che percorrono insistentemente l’intero movimento. Il secondo tema, espressivamente contrastante, è stato poi alla base dello sviluppo con una lunga coda che ha elaborato polifonicamente il motivo iniziale, sigillando con un nuovo unisono l’intero movimento. Anche l’Andante centrale è apparso del tutto distante dagli stilemi intrattenitivi, essendo improntato piuttosto a un rapporto di solidale meditazione fra gli strumenti con la densa scrittura polifonica degli archi e i delicati ricami del pianoforte. Il Finale, più disimpegnato rispetto al primo movimento, ha presentato un Rondò di impostazione brillante, con una sezione in minore che ha richiamato l’intenso contenuto espressivo del tempo iniziale.

Nella seconda parte del concerto, il Quartetto per pianoforte in mi bemolle maggiore op. 47 di Robert Schumann si è avviato con un’introduzione lenta, dove gli archi hanno proposto una cellula melodica, ripresa come un eco misterioso e lontano dal pianoforte. A seguire, tutti gli strumenti hanno attaccato l’Allegro ma non troppo, fluido e scorrevole, d’una serenità quasi di sospensione, quando, nel mezzo dello sviluppo, è riapparsa con un’espressione nostalgica la frase dell’inizio. Nello Scherzo, con due trii, è emersa una vaga influenza mendelssoniana, ma con inquiete sincopi che non hanno tradito un certo accento nervoso tipicamente schumanniano. Accento che è riapparso in grandi intervalli melodici nell’Andante cantabile, d’un lirismo chiaro e limpido, particolarmente apprezzato dal pubblico per l’intensa interpretazione delle musiciste che hanno sfoggiato una profonda e calda espressione artistica. Il Finale (vivace), di tre tempi in stile fugato, ha mostrato un tema lineare che deriva dal primo Allegro, al quale altri temi si sono uniti ed alternati in un rapido e vivido gioco sonoro, fino alla brillante stretta finale.

Lunghi gli applausi alle esecutrici che, fuori programma, hanno regalato una brillante interpretazione dell’ultimo movimento del Quartetto op. 25 n.1 di Johannes Brahms: il Rondò alla zingarese. Rievocando lo spirito delle danze ungheresi dello stesso compositore tedesco, il brano è stato eseguito con magistrale virtuosismo tecnico, unito al carattere gitano d’umore oscillante tra melanconia e gioia selvaggia, languore ed esuberanza. Lo spettacolo è stato replicato, il giorno prima, nella Sala Concerti Afam di Floridia, in via Roma.


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