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Reddito di cittadinanza. La storia di Giuseppe, un ex percettore inabile al lavoro

Il Governo sta prendendo in considerazione una misura “paracadute” in favore di quei componenti occupabili che improvvisamente si sono ritrovati senza alcun aiuto

Potrebbe esserci una svolta sul Reddito di cittadinanza: secondo indiscrezioni il Governo starebbe prendendo in considerazione una soluzione alternativa per chi quest’anno ha perso il diritto alla misura e non soddisfa i requisiti per accedere al Supporto formazione lavoro (Sfl).Sembra che il Governo stia prendendo in considerazione una misura “paracadute” in favore di quei componenti occupabili che improvvisamente si sono ritrovati senza alcun aiuto in quanto esclusi anche dalla platea dei beneficiari del Supporto formazione e lavoro (con il quale viene riconosciuto un bonus di 350 euro a chi partecipa alle attività individuate di concerto con il centro per l’impiego). Continuano però le proteste di chi ha perso, o comunque sta per perdere, il Rdc.

A illustrare la situazione degli ex percettori del reddito alla redazione è uno di loro: Giuseppe Magnano, 59 anni, disoccupato, come milioni di italiani era nelle condizioni economiche finanziarie degli aventi diritto. Da 4 anni vive in un monolocale lasciato in usufrutto dai genitori, divorziato da 15 anni, ha contribuito al mantenimento e allo studio di due figli maschi di 31 e 26 anni: un insegnante e un medico. Alla richiesta del perché ha chiesto il reddito di cittadinanza, ha deciso di raccontare la sua storia:

Con un diploma da Agrotecnico, per oltre 10 anni ha lavorato da piccolo imprenditore nel settore dei trasporti: collaborava con il padre nel servizio scuolabus di diverse scuole private, cattoliche e non, di Siracusa. Dopo un approfondimento di studi scientifici, ha iniziato a collaborare per 8 anni con diverse aziende farmaceutiche con contratto Enasarco nell’informazione medico scientifica in alcune micro aree di Ragusa Siracusa e Catania.

Nel 2009 avvia con 4 soci un’impresa di impiantistica industriale dedita alla produzione di centrali elettriche a gas o ciclo combinato arrivando a dare lavoro a più di 60 dipendenti ma dopo qualche anno la società si scioglie e apre un ristorante pizzeria al Plemmirio: “volevo offrire un buon servizio a un costo risicato perché da sempre il mio sogno è stato di guardare e porre attenzione alle famiglie meno abbienti e più disagiate – racconta -. Da me una bottiglia d’acqua costava un euro, perché l’acqua è un bene primario, il più prezioso. Mi vergogno all’idea che si debba far pagare per dissetarsi. Ma il business non guarda in faccia nessuno. Dopo qualche anno, nonostante il grande successo riscontrato tra i clienti. Abbiamo cessato l’attività”.

Dopo un breve periodo di lavoro in Australia per onorare dei debiti contratti per la gestione del ristorante, viene assunto come cuoco in un centro di accoglienza per immigrati e prende in affido una minore straniera non accompagnata di 10 anni giunta in Italia dopo aver attraversato il deserto, la lunga prigionia di un centro in Libia e l’attraversata del Mediterraneo a bordo di un gommone.

“Questa esperienza ha sconvolto la mia vita – aggiunte – Avevo una rapporto a distanza con la mia compagna che insegnava in Toscana. Nel giro di 24 ore abbiamo deciso di costruire un nido attorno a questo pulcino indifeso. Abbiamo deciso di prendere questa splendida creatura in affido pur non essendo residenti nello stesso luogo. Il centro d’accoglienza dove lavoravo chiude e io rimango senza lavoro. Mi trasferisco in Toscana per seguire mia figlia e cercare qualche lavoro saltuario. Iscritto in terza fascia nelle graduatorie della provincia di Siena mi viene offerto l’insegnamento di 18 ore di meccanica in un istituto professionale. Purtroppo la mia carriera di insegnante dura pochissimo. Per un errore della segreteria della scuola quel posto era destinato a un altro insegnante che mi precedeva in graduatoria e che la sua disponibilità era giunta in leggero ritardo nonostante la data di spedizione fosse valida”.

A questo punto chiede il sussidio allo Stato per pagarsi le spese indispensabili e le medicine. “Comincia un periodo nero per la mia salute – ricorda -. Obeso, asmatico, grave insufficienza venosa, a causa di un’ernia espulsa sottoposto ad atrodesi che consiste nell’applicazione di due piastre in titanio poste con sei viti in supporto alla colonna vertebrale tra le vertebre L4 ed S 1. In sostanza viene parzialmente ridotta la capacità di flessione del busto in avanti e soprattutto l’impossibilità di sollevare e trasportare carichi del peso anche di pochi kg. A causa di una ernia iatale di considerevoli dimensioni che grava su cuore e polmoni, a breve dovrò subire un intervento di resezione gastrica”.

Questo è il quadro umano e sanitario di un uomo di 59 anni a cui viene meno il sostegno economico tale da renderlo povero ma che si sbraccia per aiutare soprattutto gli immigrati con problemi di lingua a sbrigare pratiche burocratiche aiutando molti di loro a trovare casa e lavoro.

Dal 31 luglio il governo Italiano ha sospeso il Rdc a suo avviso in maniera indiscriminata perché col suo stato di salute fisica a 59 anni non è occupabile: “se mi metto nei panni di un datore di lavoro è facile comprendere l’impossibilità del reinserimento in qualsiasi attività lavorativa a meno che si tratti di un lavoro di concetto, dove lo sforzo fisico è ridotto al minimo. Dalla data della sospensione ad oggi gli ex percettori non hanno nulla. Solo dall’1 settembre gli uffici di collocamento sono stati autorizzati a rilasciare informazioni certe”.

All’ufficio di collocamento si sente rispondere di essere esonerato dal presentarsi nel caso dovesse esserci un lavoro e gli propongono due alternative che sintetizza così: “se lei lascia andare avanti il certificato medico, questo verrà valutato dai servizi sociali e dal team medico del comune. Solo se convalidato lei passerà a carico dei servizi sociali del comune. Se lei ritira il certificato medico può fare domanda di iscrizione (e non iscriversi) in un Caaf per accedere a uno dei corsi di formazione al lavoro. Dopo che Inps accetta la richiesta le sarà comunicato che è finalmente possibile effettuare l’iscrizione, grazie alla quale si percepisce un compenso mensile di 350 euro per 12 mesi”.

Oggi il Reddito di cittadinanza è sospeso, di quei 500 euro non è rimasto nulla, dell’inizio dei corsi non se ne parla né della diaria di 350 euro. “In tanti paesi d’Italia si è sentito parlare di manifestazioni più o meno tumultuose – conclude Giuseppe -. Ma a Siracusa tutto tace. O sono tutti falsi bisognosi del reddito, o già hanno imparato ad arrangiarsi. I cittadini ex percettori per avere queste misere informazioni devono attendere, come è successo a me, un mese affinché l’ufficio di collocamento fissi un colloquio. Al funzionario che gentilmente mi ha accolto nel suo ufficio ho chiesto:un poco non si vergogna della magra figura a cui l’istituzione la sottopone? Anche lei è un cittadino una volta che dismette l’abito del funzionario. Il dottore, un bravo ragazzo, è arrossito”.


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