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Siracusa verso il voto. Il centrosinistra dice sì a Renata Giunta, il Pd si riunisce per ratificare ma c’è chi spinge per andare con Officina civica

Il Movimento 5 Stelle e la coalizione progressista hanno accettato il nome alternativo (Renata Giunta) rinviando così ogni decisione alla direzione cittadina convocata per oggi pomeriggio alle 18

Svolta nel centrosinistra. Dopo il passo indietro di Antonio Ferrarini, il Movimento 5 Stelle e la coalizione progressista hanno accettato il nome alternativo (Renata Giunta) rinviando così ogni decisione alla direzione cittadina convocata per oggi pomeriggio alle 18. Sembra che la sua candidatura sia stata proposta dalle “donne del Pd” (Marika Cirone Di Marco in testa) e che abbia trovato apprezzamento, ma anche qualche frizione, non solo per via di un nome a oggi sconosciuto dagli elettori (che dovrebbero conoscerla in poco più di 60 giorni e votarla). Esperta nella gestione di progetti a valere sui fondi europei, ciò che non piace è la vicinanza a questa amministrazione comunale (di cui è consulente) e un appeal non proprio da trascinatrice, da campagna elettorale. Su tutto questo, però, si potrebbe arrivare a soprassedere.

Dal punto di vista professionale, infatti, nessuno ha nulla da eccepire. Anzi. Laurea alla Bocconi, master in Scienze del Lavoro, già coordinatrice dell’associazione Libera, è project manager di Itaca, il progetto di Anci “MediAree” (capofila il Comune di Siracusa) presentato a novembre coinvolgendo i dieci comuni dell’Area Vasta di Siracusa per efficientare i processi delle Pubbliche amministrazioni nell’erogazione dei servizi; migliorare i processi tra pubblico e privato attraverso gli strumenti digitali e fornire supporto alle dinamiche di crescita del territorio e di sviluppo economico. Renata Giunta è da anni attorno alla politica locale ed è stata più volte consulente del Comune di Siracusa (in varie fasi a partire dal 2008) e, tra gli altri, del distretto turistico tematico del Sud est, del Gal Val d’Anapo e Natiblei, Civita e della fondazione di comunità Val di Noto.

Il nodo è un altro. È politico. O aritmetico, se vogliamo. Alcune frange del Partito democratico per nulla secondarie avrebbero posto come “conditio sine qua non” l’apertura a Officina civica, considerata più forte elettoralmente parlando. E avrebbero provato a mediare tra pentastellati e coalizione trasversale. Ma dal M5S è arrivato il primo no, definendo Officina il progetto “in cui convergono disinvoltamente esponenti della vecchia politica del centrodestra e del centrosinistra”. E all’interno di Officina ci sono varie componenti “allergiche” ai 5 Stelle: Garozzo, Castagnino, Scrofani ma anche l’ex Scala. Insomma: praticamente tutti.

A questo punto il Pd, con il commissario Antonio Nicita descritto particolarmente nervoso, si trova a una svolta: mantenere la promessa e la coalizione progressista intatta (complessivamente “quotata” da alcuni democratici intorno al 20%, nella peggiore delle ipotesi) oppure “cambiare binario” e guardare a Officina, con cui si immagina di poter arrivare al ballottaggio (quotazioni sul 30% complessivi, stima in difetto).

Non è ideologia, sicuramente, ma anche questa è politica. Locale, almeno. Davanti a un centrodestra in crisi, più sul “nodo Catania” (FdI o Lega) che altro, il centrosinistra prova a trovare la quadra. A 60 giorni dalle elezioni. Mentre il sindaco uscente Francesco Italia osserva e gongola. Ogni giorno perso per litigi, è un giorno guadagnato per la propria campagna elettorale.


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